Uno dei punti più delicati nell’introduzione delle nuove Hypercar consiste sicuramente nell’equivalenza con le altre classi.
Alla base del regolamento delle Hypercar infatti è prevista una diminuzione dei tempi sul giro rispetto alle attuali LM P1, a fronte del quale alle LM P2 era stata assegnata una diminuzione di potenza dell’ordine di 50 HP, similmente a quanto già in vigore nelle gare IMSA negli States.
I recenti test privati hanno però già evidenziato un gap assai ridotto tra le nuove Hypercar e le LM P2, al punto che nell’ambito del recente Endurance Committee della FIA si è deciso di introdurre un ulteriore rallentamento, rispetto a quanto previsto, di queste ultime.
La potenza del motore unico Gibson sarà quindi ridotta per portarla a 400 kW (circa 530 HP) previsti per questa stagione quale potenza massima, Inoltre, il peso minimo delle vetture passerà a 950 kg (+ 20 kg) e tutte le vetture, che ricordiamo da questa stagione saranno vincolate ad utilizzare il medesimo fornitore di pneumatici Goodyear, dovranno correre con la configurazione aerodinamica prevista per Le Mans, a basso carico.
I pneumatici saranno però quelli del 2020; le nuove gomme Goodyear infatti, progettate per garantire una minore performance, sono state abbandonate in virtù delle mescole già note, accreditate di una maggiore “guidabilità”.
Gli stessi parametri, che entreranno in vigore dal season opener WEC di Spa, saranno adottati ancor prima anche dall’European Le Mans Series a Barcelona. Ciò significa che anche le squadre protagoniste della serie europea, non iscritte, per volontà o per decisione dell’ACO, alla 24 Ore, saranno costrette all’acquisto di almeno un intero kit, del costo di circa 20.000 Euro cadauno.
Le stesse specifiche dovrebbero essere adottate in futuro anche dall’Asian Le Mans Series, se non anche, a partire dal prossimo anno, dall’IMSA. Probabilmente una decisione non troppo felice, o quantomeno tardiva, per la categoria prototipi che funge da vera e propria “spina dorsale” delle serie continentali.
Piero Lonardo
Foto: Piero Lonardo