Finalmente ha preso il via l’88ma edizione della 24 Ore di Le Mans, edizione ricordiamo storica perché a porte chiuse a causa della pandemia. Il pre-gara è stato allietato da diverse novità, fra cui il ritorno del dirigibile Goodyear, ma anche la consegna definitiva del trofeo della 24 ore alla Porsche, per le sue tre vittorie consecutive con la 919 Hybrid, nel triennio 2015-2017. Il trofeo è stato poi portato lungo la griglia dal primo esemplare di Toyota Hypercar.
Agli ordini dello starter onorario Carlo Tavares, CEO del Gruppo PSA, le 59 vetture hanno preso il via. Tra le novità dell’ultimo momento, Patrick Pilet alla guida dell’Oreca #17 di IDEC Sport al posto di Dwight Merriman, protagonista del crash di giovedì. Per il 38enne transalpino, veterano delle GT e delle Porsche, si tratta del debutto assoluto fra i prototipi.
Davanti Bruno Senna cercava subito di emergere sulla Toyota in pole, affidata a Mike Conway, e alla prima curva era la Rebellion #1 a presentarsi davanti, ma nello spazio di pochi metri non solo la TS050-Hybrid #7 recuperava la posizione, ma cedeva anche alla seconda Toyota di Sebastien Buemi.
Senna riprendeva poi la seconda posizione e addirittura la Toyota #8 accusava una prima defaillance a causa di una foratura, che però non impediva a Buemi di riappropriarsi della seconda piazza, arrivando addirittura ad alternarsi al comando della gara in funzione delle strategie, ora leggermente sfalsate tra le due TS050-Hybrid.
Allo scadere della prima ora il distacco tra Conway e Senna, terzo, ammonta già a 1’36″.
Tra le LM P2, Filipe Albuquerque prendeva immediatamente il largo con l’Oreca di United Autosports portata in pole da Paul di Resta, cui si accodava inizialmente Jean-Eric Vergne con la Aurus G-Drive e poi l’altra vettura di UA di Alex Brundle. Subito problemi per due delle presunte protagoniste della categoria, l’Alpine Signatech e Racing Team Nederland, le cui Oreca hanno dovuto stazionare ai box per problemi tecnici perdendo entrambe 3 giri pieni. La Enso-Gibson del ByKolles funge da cuscinetto fra le due categorie prototipi.
Altra battaglia avvincente al via in GTE-Pro, dove James Calado non faceva passare il primo giro a Gianmaria Bruni per prendere il comando della categoria con la Ferrari #51, vincitrice ricordiamo lo scorso anno. Anche Matteo Cairoli emergeva presto in GTE-Am con la Porsche del Project 1, scalzando Ozz Negri Jr. La Ferrari #61 di rendeva poi protagonista del primo ritiro della gara, buttando nelle barriere Thomas Preining e la Porsche #88 del Dempsey-Proton.
La leadership di Cairoli in AM cedeva però presto alle due Aston Martin di Ross Gunn e Charlie Eastwood, che superavano il comasco, mentre anche la Ferrari di Calado doveva cedere il passo alla prima sosta alla Vantage di Alex Lynn, che però si trova ora alle calcagna l’altra 488 GTE Evo di Miguel Molina.
Problemi dopo le soste, in questo caso la seconda, anche per United Autosports, la cui leadership passava a Will Stevens e Jota Sport, grazie ad un pit senza cambio gomme Goodyear. In evidenza anche James Allen con la vettura del SO24HAS by Graff, che al termine della seconda ora prenderà anche il comando della categoria.
Piero Lonardo
La classifica dopo la seconda ora di gara
Foto: Piero Lonardo