La Ferrari 499P di Alessandro Pier Guidi, Antonio Giovinazzi e James Calado trionfa nell’edizione del Centenario della 24 Ore di Le Mans, davanti alla Toyota di Brendon Hartley, Sebastien Buemi e Ryo Hirakawa e alla Cadillac di Earl Bamber, Richard Westbrook e Alex Lynn.
Noi ci credevamo, ci abbiamo creduto sin da quando l’abbiamo vista in pista ad Imola per le Finali Mondiali 2022, magari ancora prima quando non si poteva dire nulla. E dopo Sebring, dove ha debuttato con una pole position ed un podio, abbiamo assistito al consueto carrozzone italico di fenomeni giornalistici improvvisamente interessati all’endurance e a Le Mans, come se fino a questo momento Competizioni GT guidate da Antonello Coletta e gestite in pista da AF Corse di Amato Ferrari e Battistino Pregliasco non avesse vinto nulla.
Un carrozzone che si è via via addensato di presenze improbabili e parvenu, corroborato dagli altri due podi conquistati nel mentre della creatura dell’Ing.Cannizzo, più la pole forse “rubata” a Spa. Ma noi in questo momento guardiamo avanti, perchè, appunto, CI CREDEVAMO VERAMENTE, e, ci teniamo a dire che abbiamo spronato a modo nostro l’armata del Cavallino che è andata a crescere sino a dominare qualifiche ed Hyperpole al debutto della vettura a Le Mans.
Adesso però per favore, non incominciamo sia coi paragoni con la F1 che fatica da anni, nè tantomeno col volere “trapiantare” la creatura vincente in quest’ultimo scenario. Per una volta gioiamo di un successo made in Italy (per quanto la globalizzazione può ora permettere), che proseguirà il proprio cammino durante i restanti appuntamenti del WEC, a partire da Monza il 9 luglio, dove l’Autodromo brianzolo, già giubilato per il 2024 in favore di Imola, dovrà dimostrare di essere all’altezza non solo della squadra che ha riportato AL PRIMO COLPO una vittoria che mancava dal 1965 (parentesi, l’anno di nascita del qui scrivente), ma anche di un pubblico che si merita di essere coccolato come ha fatto questa Ferrari.
Peccato per la #50 di Antonio Fuoco, Nicklas Nielsen e Miguel Molina, attardata nella notte da un problema al radiatore, ma che alla fine termina al quinto posto.
La cronaca di questa 24 Ore narra di safety car interminabili (oltre 4 ore di gara) per permettere la nuova procedura di pass-around, del ritorno una tantum degli “scaldagomme” (chissà cosa ancora sarebbe successo senza, visti i tanti voli, anche sull’asciutto) ed in generale di un’edizione che, in pista, ha superato la grandeur degli anni ’70 e ’80.
Toyota, fuori per un contatto con la #7 ancora prima di metà gara, ha tentato con i vincitori 2022 nonchè campioni in carica WEC, di mantenere il contatto con la Rossa #51, ma i riavvicinamenti sono stati solo frutto di situazioni temporanee, e la botta finale di Ryo Hirakawa a meno di due ore dalla bandiera a scacchi ha di fatto cristallizzato il risultato finale.
Se la figura vincente della Ferrari può riassumersi in quella nell’Ing.Coletta, gli statunitensi del gruppo GM hanno in Laura Wontrop Klauser non solo un “faro” capace di catalizzare altrettante attenzioni, ma anche una “capitana” vincente, visto che tutte e tre le Cadillac LMDh hanno terminato la gara e due sono finite anche a ridosso dei due major contender; non solo, la Corvette ha trionfato nell’ultima apparizione in GTE-Am a Le Mans, mettendo una seria ipoteca anche sul titolo WEC di categoria con Ben Keating, Nico Varrone e Nicky Catsburg.
Restando in tema States, perfetta anche l’interazione con la Camaro ZL1 NASCAR schierata dall’Hendrick Motorsports, che ha mostrato al pubblico che, senza scomodare per forza energie futuribili, esistono già alternative valide al motorsport di stampo FIA. A traguardo anche entrambe le Glickenhaus e le Peugeot, ancorchè una assai attardata, mentre Porsche dovrà fare quadrato da questa esperienza, da cui esce appena dentro la top ten con la 963 #5. EDIT. Nel post-gara alla Porsche #5 è stata comminata una penalità di 4 giri per non aver completato l’ultimo giro nei limiti previsti (9’57″ contro i 6′ massimi) e si classifica quindi sedicesima assoluta. Incommentabile invece la gara della Vanwall (ma la colpa era di Villeneuve?)
Tornando alle GTE-Am, dietro la Corvette, autrice di una rimonta dopo un problema iniziale agli ammortizzatori anteriori, si sono piazzate l’Aston Martin dell’ORT by TF e la Porsche del GR Racing, capace pure di rimontare da una situazione di svantaggio derivante da un’uscita di strada.
Lo spettacolo delle Hypercar ha lasciato in secondo piano la gara delle LM P2. La categoria cadetta ha premiato Inter-Europol, che ha vinto il duello a distanza col WRT. Completano il podio i francesissimi del Duqueine.
Nella sottocategoria Pro/Am, presto fuori Racing Team Turkey ed AF Corse, il successo è andato al Crowdstrike by APR davanti al Cool Racing ed al DKR.
E’ tutto per questa incredibile edizione della 24 Ore di Le Mans. Speriamo di avervi intrattenuto al meglio con contenuti originali ed esclusivi. L’endurance mondiale come detto, tornerà in azione a Monza il 9 luglio con la quinta tappa stagionale.
Piero Lonardo
Foto: Piero Lonardo, Alberto Manganaro, Foto MorAle