Che gara! Purtroppo a causa del COVID non è stato possibile viverla da vicino, al contrario dei tanti spettatori USA ammessi al circuito, ma la regia tv IMSA ci ha comunque permesso di godere, anche se a distanza, di una delle edizioni più entusiasmanti della 12 ore di Sebring.
Una serie di colpi di scena a ripetizione ha portato la Cadillac del Mustang Sampling/JDC Miller al comando della gara a un’ora dalla fine. Dopo è toccato ad un eccelso Sebastien Bourdais rintuzzare gli attacchi della Mazda di Harry Tincknell, aiutato un po’ anche dall’ultima Full Course Yellow, l’ottava della gara, scatenata dal crash di Maro Engel all’uscita dell’ultima curva, che ha permesso di rifiatare al tetracampione Champcar, che torna alla vittoria a Sebring a distanza di sei anni.
Sfortuna nera ancora una volta per Scott Dixon con la Cadillac del Team Ganassi, che a 60’ dal traguardo vedeva finalmente il suo primo podio di sempre a Sebring, ma che invece è stato fermato da un contatto in entrata box con la BMW di Connor de Philippi.
Il podio quindi, capeggiato dal trio transalpino composto anche da Loic Duval, già vincitore qui nel lontano 2011 con la Peugeot Oreca, e da Tristan Vautier, dopo l’equipaggio della Mazda si completa nominalmente con la Cadillac #48 dell’attesissimo Jimmie Johnson, Simon Pagenaud e Kamui Kobayashi. Nominalmente perché il vincitore della Indy 500 del 2019, avendo effettuato un turno di guida superiore di 50” alle 4 ore nelle 6 ore precedenti, nella rilevazione effettuata allo scadere della decima ora, verrà sicuramente posta a termini regolamentari IMSA all’ultimo posto di classe.
Niente da fare stavolta nemmeno per le Acura, con il WTR che ha scontato un Alexander Rossi non all’altezza degli altri due driver, autore di due ingenuità che sono costate altrettante penalità, e termina quinto al traguardo, dietro anche l’altra ARX05 dell’MSR.
Unica a non comparire nella classifica delle DPi la Cadillac dell’Action Express/Whelen Racing, che all’inizio dell’undicesima ora ha reso definitivamente l’anima dopo i due contatti che l’avevano posta al di fuori delle posizioni di testa.
L’ultimo quarto di gara ha riservato però suspense e colpi di scena anche in tutte le altre classi. Se tra le LM P2 il PR1 Mathiasen di Scott Huffaker, Ben Keating e Mikkel Jensen è riuscito a consolidare quel dominio dimostrato sia a Daytona che nelle prove libere del giovedì, contenendo dignitosamente il ritorno di Ryan Dalziel con l’altra Oreca dell’ERA Motorsport, le altre tre classi hanno vissuto fino alla fine nell’incertezza del risultato.
In GTLM, la Corvette #3 e l’instancabile Antonio Garcia sembravano aver posto rimedio alle disavventure di metà gara, invece a 8’ dalla bandiera a scacchi De Philippi, sempre lui, si improvvisava bulldozer, buttando fuori strada il campione in carica della categoria.
La BMW #25, ancora prima di scontare un sacrosanto drive-through, andava larga, regalando il successo alla Porsche del WeatherTech Racing di Mathieu Jaminet, Matt Campbell e Cooper MacNeil, che raccolgono così quanto seminato positivamente a Daytona, dove fu proprio la BMW ad escluderli, già alla partenza, dalle posizioni di vertice.
Completa il podio la seconda BMW, che nel frattempo era addirittura andata a fuoco nei box, presumibilmente per una fuoriuscita di carburante dal tubo di rifornimento.
Finale a sorpresa anche fra le LM P3, con il CORE Autosport abile a sfruttare, come a suo tempo nelle categorie superiori, la strategia, e a lasciarsi dietro, anche se di poco, le altre due Ligier del Riley Autosport. Grande ancora una volta il lavoro di Colin Braun, coadiuvato come a Daytona da Jon Bennett e George Kurtz.
Porsche ha sbancato infine anche in GTD, addirittura con una doppietta che vede l’equipaggio dello Pfaff Motorsports composto da Zach Robichon, Lars Kern e Laurens Vanthoor trionfare su quello del Wright Motorsports.
Purtroppo per la squadra di Pat Long, Jan Heylen e Trent Hindman, ha contato tanto il drive-through preso allo scadere dell’undicesima ora per il lavoro eccessivo in pitlane, che sicuramente non vale i 2”2 di distacco alla chequered flag.
Completano la top five l’Aston Martin dello Heart of Racing trascinata da Ross Gunn, l’Acura NSX GT3 del Magnus Racing e la Porsche del trio tutto femminile composto da Bia Figueiredo, Christina Nielsen e Katharine Legge. Per queste ultime, galeotto il contatto proprio con l’Acura che è costata un drive-through a 10’ dal termine.
Tanti i protagonisti della categoria persi o rallentati nelle ultime tre ore di gara, a partire dalla Lamborghini del Paul Miller Racing, in aperta lotta per il primato, poi ko per un problema al cambio, ma anche la Lexus #14 che con Zach Veach pure aveva accarezzato il sogno, solo per essere fermata da un paio di contatti, l’ultimo dei quali proprio con la Porsche vincitrice.
Veach, dopo aver scontato anche un drive through per aver sorpassato prima della green flag al penultimo restart, classificherà comunque sesta le vettura del Vasser Sullivan, davanti a quella dei compagni di squadra, mattatori delle fasi iniziali e pure rallentati da problemi tecnici.
E’ tutto per oggi. Il WeatherTech SportsCar Championship ritornerà fra due mesi, il 16 maggio a Mid-Ohio, assenti le LM P2 e le GTLM. Anche sull’iconico tracciato del Midwest è prevista la presenza di pubblico.
Piero Lonardo
L’ordine di arrivo della 12 ore di Sebring
Foto: IMSA, Michelin