L’equipaggio della Cadillac #01 sembra avere in mano le sorti della 26ma Petit Le Mans. Renger van der Zande, Scott Dixon e Sebastien Bourdais hanno portato con successo la GTP del Team Ganassi oltre il tramonto, guadagnando la leadership dopo il pit collettivo con l’olandese alla metà della quinta ora su Josef Newgarden.
Il due volte campione IndyCar si è rivelato l’anello debole di casa Porsche, cedendo presto anche alla BMW di Nick Yelloly che alla Porsche Proton di Harry Tincknell, mentre la successiva neutralizzazione, la settima del giorno, permetteva anche ad Action Express ed al WTR di riallinearsi alle strategie altrui rientrare dietro la V-Series.R #01, ora con Dixon al volante, con Jack Aitken e Ricky Taylor. La situazione era stata generata dal ritiro della Corvette, fino a quel momento al comando delle GTD Pro, leadership in seguito ereditata dalla Lamborghini di Franck Perera sulla Mercedes di Dani Juncadella.
Una nuova neutralizzazione sarebbe arrivata per riprendere la Ligier LM P3 del Performance Tech, ed il successivo giro di pit lasciava Louis Deletraz, nuovamente al volante dell’Acura #10, al comando su Dixon ed Aitken.
Frattanto le ombre iniziavano ad allungarsi, e le nuove vittime del tramonto sono state la Porsche di Laurens Vanthoor, definitivamente ko dopo il big crash delle prime fasi, e soprattutto l’Oreca LM P2 #11 di Mikkel Jensen, fino a ieri leader della classifica di categoria. Fortunatamente i due incidenti non richiedevano l’ennesimo intervento della vettura di servizio. Un altro protagonista a perdere terreno è stata l’Aston Martin do Roman deAngelis, che perde la seconda piazza fra le GTD a causa di un contatto con la Lamborghini del Forte Racing.
Davanti Sebastien Bourdais poteva gestire un comodo cuscino su Deletraz ed Aitken, al momento i major contender per il titolo, anche se Matt Campbell riprendeva il ritmo della gara per la Porsche #7, avanzando pericolosamente, salvo incredibilmente non sfruttare, al contrario della concorrenza, la possibilità di un pit in regime di Full Course Yellow regalato dal contatto fra l’Aston Martin del Magnus Racing e la Ferrari #61.
La leadership della 963 svaniva di lí a poco, lasciando la Cadillac dorata davanti su Jack Aitken, che nel frattempo poteva festeggiare in anticipo il titolo della Michelin Endurance Cup, e a Filipe Albuquerque, il quale era costretto a cedere momentaneamente la terza piazza per un lungo.
Nessuno però avrebbe immaginato quanto sarebbe accaduto dopo 8h30’ di gara, con Filipe Albuquerque sbattuto fuori all’esterno di curva 1 da Pipo Derani, similmente a quanto accaduto qualche anno prima tra Ricky Taylor e Felipe Nasr. Gara e titolo rimangono ora saldamente nelle mani delle due Cadillac rispettivamente, col solo Matt Campbell a rappresentare una minaccia potenziale.
Tra le LM P2, attimi di suspense in casa PR1 Mathiasen a seguito del testacoda da parte di Alex Quinn che poteva essere potenzialmente fatale per le ambizioni di titolo. Al momento la classifica di categoria è gestita da ERA Motosports, grazie soprattutto alla prestazione del neocampione Indy NXT Christian Rasmussen. In LM P3, il Riley Motorsports è invece tornato padrone delle operazioni.
La gara delle GTD Pro ha visto rientrare inaspettatamente in corsa la Porsche dello Pfaff Motorsports, vittima di una penalità e di un duro contatto nelle fasi iniziali, il team in tartan, all’ultima apparizione prima di passare alla McLaren, si sta ora giocando la gara ad armi pari con la Mercedes del WeatherTech Racing.
Corsa pazza anche in GTD, dove Loris Spinelli è ora al comando della categoria sulle Porsche di Wright Motorsport, protagonista della fase centrale di gara con la #16, e di AO Racing.
Piero Lonardo
Foto: Chip Ganassi Racing, Whelen Racing, WTR w/Andretti, Pfaff Motorsports