L’Acura #40 di Louis Deletraz, Colton Herta e Jordan Taylor si aggiudica la 72ma edizione della 12 Ore di Sebring, a seguito di un finale di gara epico con lo svizzero ad avere la meglio sulla Cadillac di Sebastien Bourdais.
Le Ford Mustang sono state l’inconsapevole catalizzatore delle ultime due ore di gara, essendo state coinvolte in tutte e tre le ultime Full Course Yellow che hanno ogni volta raggruppato il lotto dei concorrenti. La Cadillac dorata, in evidenza per tutta la gara, ha approfittato della prima di queste neutralizzazioni per adeguare la propria strategia a quella della concorrenza, cosa che al contrario non è riuscita alla Porsche #7, con la quale condivideva il timing dei rifornimenti.
Ad ogni modo, Felipe Nasr ha tentato di insidiare Deletraz senza successo, e alla fine chiuderà in terza posizione, a 9” dal leader, davanti alla BMW #25 e all’Acura #10. Alla luce del risultato, un peccato per l’altra ARX-06 del WTR, rallentata da un problema di consumo dell’olio, e soprattutto per la Cadillac dell’Action Express, padrona delle libere e delle qualifiche ma vittima di un errore veniale che poteva costare carissimo a Pipo Derani.
Può invece festeggiare la Lamborghini SC63, P7 al debutto nel giro dei primi senza sostenere particolari problemi, mentre un problema all’ultimo giro per Julien Andlauer, pone la Porsche Proton al di fuori della top five. In generale, a torto o a ragione, visto il tanto parlare nelle ultime settimane, si è avuta la riprova che il BoP made in USA è cosa diversa da quello del FIA WEC anche con cinque marchi di hypercar in pista.
Anche tra le LM P2 le strategie sono state protagoniste, ed alla fine è stata premiata la vettura di ERA Motorsport di Ryan Dalziel, Connor Zilisch e Dwight Merriman, che fa il bis col risultato di Daytona. L’Oreca #18 ha giocato bene le proprie carte nell’ultima sosta, effettuata in regime di neutralizzazione, mentre il trio di testa, formato da TDS, United Autosports e Crowdstrike by APR, temendo di non riuscire a raggiungere il traguardo, raggiungevano la pitlane solo in seguito.
Un contatto con la vettura del Riley Motorsport vanificava poi gli sforzi di Colin Braun, lasciando il resto del podio al TDS e all’Oreca #22 del team angloamericano. Rimarchevole l’impresa della Ligier del Sean Creech Motorsports che riesce a piazzarsi appena fuori dalla top three.
Alle Ferrari non riesce l’impresa tra le GT, ma gli esemplari di Risi Competizione e Cetilar Racing si piazzano al secondo posto in GTD Pro e GTD rispettivamente. Il finale della categoria Pro/AM vedeva trionfare come a Daytona la Mercedes di Winward Racing di Philip Ellis, Indy Dontje e Russel Ward, mentre alle spalle Antonio Fuoco con un finale al fulmicotone cancellava una prima parte di gara della #47 costellata di contatti e penalità, lasciandosi alle spalle la Porsche del Wright Motorsports.
Finale controverso invece in GTD Pro, dove Daniel Serra all’ultimo restart si lanciava al comando con la Rossa #62 davanti alla Lexus di Jack Hawksworth, a lungo mattatore della competizione, e alla Corvette di Dani Juncadella. La Lexus #14 però aveva presto la meglio sulla Ferrari, che veniva passata anche dalla Corvette, ed andava ad ingaggiare un duello con la Porsche di AO Racing del talentino Laurin Heinrich.
I due si ripassano un paio di volte e “Rexy” sembra poterla spuntare anche sulla GT statunitense, ma un contatto a due tornate dalla bandiera a scacchi riporta Serra alle spalle dei vincitori, senza poterli però insidiare, davanti alla Lamborghini Iron Lynx di Mirko Bortolotti.
L’appuntamento con il WeatherTech SportsCar Championship è per la showcase di Long Beach del 20 aprile, protagoniste GTP e GTD.
Piero Lonardo
Foto: Michelin Racing USA, ERA Motorsport, Mercedes AMG, Cetilar Racing