E’ passata la lunga notte di Le Mans, quest’anno ancora più lunga a causa della variazione di calendario dovuta al COVID. Normalmente durante la notte i team privilegiano perlopiù consolidare le proprie posizioni in classifica, ma in questa occasione atipica si è assistito anche ad un paio di battaglie per altrettante leadership di categoria.
In primi in GTE-Pro, dove la battaglia infinita tra Aston Martin e Ferrari sta ora vedendo prevalere la GT britannica di Maxime Martin, Alex Lynn e Harry Tincknell nei confronti della 488 GTE Evo #51 dei vincitori 2019, Alessandro Pier Guidi, James Calado e Daniel Serra. In un paio di occasioni la Rossa ha dovuto cedere in pista all’apparente maggiore velocità di punta della Vantage, salvo poi recuperare nel finale di stint, grazie ad una più equilibrata gestione delle gomme.
La seconda Aston è sempre distanziata di un giro dai battistrada così come l’altra 488 di quattro tornate. Stabile in P5 la Ferrari del Risi Competizione dell’equipaggio tricoleur Bourdais, Pla e Gounon. La categoria ha perso definitivamente l’esemplare del WeatherTech Racing, vittima di un contatto brutale con l’Oreca di Nicky de Vries a Tertre Rouge nel corso della 13ma ora (anche se la direzione gara ha ritenuto incredibilmente di assegnare la responsabilità dell’incidente a Toni Vilander), mentre le due Porsche continuano a soffrire di problemi alla guida assistita, e anche la #91 partita dalla pole di Bruni, Lietz e Makowiecki ora è nettamente separata dai battistrada con 9 tornate di gap.
L’Aston Martin ha però perso un pezzo importante nella #98, a lungo capolista in GTE-Am, principalmente a causa di una lunga sosta per risolvere problemi alle sospensioni e ai freni, oltra ad un paio di penalizzazioni (10” + un minuto di Stop&Go), sempre per velocità eccessiva in regime di slow zone.
Largo quindi all’altra Vantage del TF Sport, che a tre quarti di gara vanta un giro pieno di vantaggio sulla Porsche #77 del Dempsey-Proton e sulla Ferrari AF Corse #83.
Allo stato attuale il podio di categoria sarebbe occupato dalle prime tre vetture in campionato, mentre tra le Pro i due main contender potrebbero ridurre sensibilmente il distacco dal “Dane Train”, ma sappiamo che ancora tanto può accadere nel periodo di tempo che abitualmente copre una gara standard del WEC.
Davanti la Toyota #8 continua indisturbata con 3 e 4 giri di vantaggio rispettivamente sulle due Rebellion, anche se la meglio piazzata #1 di Senna, Nato e Menezes ha approfittato poco dopo lo scadere dei tre quarti di gara per effettuare in intervento che la porta a ridosso della #3 di Berthon, Dumas e Deletraz. La sfortunata #7, ricordiamo penalizzata da una sosta per risolvere problemi di motore, prosegue a 6 giri dai battistrada, al momento destinati ad un clamoroso threepeat.
Per ultima la battaglia fra le LM P2. Anche la nutritissima categoria ha visto perdere uno dei protagonisti principali di queste prime 18 ore, nella figura dell’Oreca #32 di United Autosports, a lungo ferma ai box per riparare una conduttura dell’olio. La gemella #22 di Filipe Albuquerque, Phil Hanson e Paul di Resta può ora condurre con relativa sicurezza, grazie al vantaggio acquisito sulla vettura di Jota di Anthony Davidson, Roberto Gonzalez ed Antonio Felix da Costa. Quest’ultimo è stato costretto ad una sosta extra per aggiustare le cinture e ora il ruolo di terza forza è conteso fra le vetture del Panis Racing e del G-Drive
Una lunga sosta per risolvere problemi ad alternatore ed alimentazione del carburante ha inoltre buttato ancora più indietro la Ligier dell’Inter-Europol. La palma dei migliori “non-Oreca” continua infine ad essere appannaggio della Dallara del Cetilar Racing, 15ma assoluta.
Le ultime vittime di gara comprendono ora anche la Ferrari dell’MR Racing, ritiratasi per problemi alla sospensione anteriore, e la seconda entry del DragonSpeed di Juan Pablo Montoya.
Piero Lonardo
La classifica dopo la diciottesima ora di gara
Foto: Piero Lonardo