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WEC – Ecco il settebello Peugeot LMH!

Presentata oggi a mezzo YouTube la line-up Peugeot per la nuova Hypercar. L’annuncio era emerso un po’ in sordina a mezzo social, non più tardi di venerdì.

A condurre la nuova arma del Leone per il World Endurance Championship sono stati designati sette piloti: Paul di Resta, Kevin Magnussen, Jean-Eric Vergne, Loic Duval, Mikkel Jensen, Gustavo Menezes e James Rossiter, quest’ultimo quale pilota di riserva e test.

Su Vergne non c’erano particolari dubbi stanti i rumors che si sono succeduti sin dall’annuncio del ritorno del costruttore francese in endurance e a Le Mans a partire dal 2023. Oltre ai due titoli in Formula E, Vergne vanta una robusta esperienza nelle corse di durata maturata in tre stagioni in European Le Mans Series, tutte con G-Drive, partecipando attivamente al titolo 2018 della squadra russa, ricorderete squalificata nell’immediato post-gara di Le Mans dopo la vittoria tra le LM P2.

L’unico pilota che porta in dote una vittoria precedente a Le Mans, nel 2013, è Loic Duval, attuale “regular” del WeatherTech SportsCar Championship col JDC Miller/Mustang Sampling nonché committato col Realteam nella Season 9 del WEC. Curiosamente la lista dei francesi termina qui.

Paul di Resta è un altro pilota d’esperienza e dal 2018 ha contribuito allo sviluppo delle attività di United Autosports, prima in Asian Le Mans Series, col titolo 2018-2019, ma soprattutto trionfando all’ultima Le Mans tra le LM P2 e contribuendo al titolo WEC, sempre  LM P2, che solo l’assenza del Fuji ha impedito di festeggiare insieme a Filipe Albuquerque e Phil Hanson.

A seguire tre giovani leoni. Ovviamente l’uomo del momento è Kevin Magnussen: l’ex-Haas F1 è stato l’oggetto del desiderio praticamente di tutta l’off season e non solo in endurance. Il debutto a Daytona nelle fila del Team Ganassi ha mostrato luci ed ombre, forse privando la squadra e la Cadillac della vittoria assoluta.

Mikkel Jensen dal canto suo sta rapidamente scalando i vertici delle classifiche di gradimento grazie a prestazioni consistenti che hanno permesso al secondo danese del team del Leone di trionfare in European Le Mans Series tra le LM P3 nel 2019 con Eurointernational nonchè di piazzarsi al terzo posto nella categoria top dietro l’accoppiata United Autosports lo scorso anno.

Gustavo Menezes infine rappresenta il giusto mix fra esperienza ed età. Il 26enne californiano di Montecarlo può già vantare infatti un titolo WEC LM P2 e una 24 Ore di Le Mans conquistate nel 2016 con l’Alpine, cui si aggiungono i due terzi posti nella classifica finale delle due ultime stagioni della serie mondiale con Rebellion, impreziositi da tre vittorie assolute e altri sette podi. Curiosamente, Menezes in questa stagione sarà l’unico dei sette a gareggiare con una LMH, per Cameron Glickenhaus.

A James Rossiter infine sarà affidato lo sviluppo al simulatore della nuova LMH. Pilota di fiducia di Colin Kolles sin dalla prima edizione del WEC nel 2012 con la Lotus LM P2, il 37enne britannico nelle ultime stagioni ha gareggiato prevalentemente in Giappone nel SuperGT per Lexus e Nissan ed in Super Formula.

Non è ancora stata resa nota la composizione dei due equipaggi né le date del debutto in pista, che è stato confermato però, avverrà nel corso del 2022.

Frattanto Toyota ha completato la scorsa settimana la seconda run in pista ad Aragon (la prima era stata rinviata causa neve) della sua GR010 Hybrid, mentre Glickenhaus ha promesso un primo rollout entro il mese corrente, in vista della presentazione ufficiale di metà marzo. 

Piero Lonardo

Foto: Peugeot Sport

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ELMS – Jamin da Panis Racing a United Autosports, in attesa dell’entry list

Dopo gli annunci delle entry list ufficiali del WEC e dell’Asian Le Mans Series, anche l’European Le Mans Series si appresta a rivelare il parco partenti della stagione 2021, venerdì prossimo 12 febbraio.

Nell’attesa, alcuni dei grossi calibri della serie continentale endurance hanno anticipato le nuove line-up. Oggetto ambito del mercato Nico Jamin, che passa dal Panis Racing ai campioni in carica di United Autosports.

Il 25enne francese si appresta alla sua quarta stagione nell’ELMS al fianco di Job van Uitert e Manuel Maldonado sulla Oreca LM P2 #32. L’impegno di Jamin, che lo scorso anno è andato a podio anche alla 24 ore di Le Mans, si estenderà anche alla classica della Sarthe, con un equipaggio da definire.

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Sull’altra Oreca LM P2, quella che lo scorso anno si è aggiudicato il titolo piloti con Filipe Albuquerque e Phil Hanson, quest’ultimo sarà affiancato da un altro pilota britannico, Tom Gamble, campione in carica delle LM P3. Ancora ignoto per ora il nome del terzo pilota.

Il posto di Gamble nel team diretto da Zak Brown e Richard Dean sarà preso da Edouard Cauhaupe, vicecampione della Michelin Le Mans Cup col Cool Racing. L’altro equipaggio delle LM P3 invece sarà invece composto ancora una volta da Duncan Tappy, Jim McGuire ed Andrew Bentley, terminati al quinto posto nella categoria lo scorso anno.

Tornando alle LM P2, sappiamo già che proprio il Cool Racing tornerà solo nella serie europea dopo essersi sdoppiata con il WEC, sempre con un’Oreca sempre per Nicolas Lapierre, Alexandre Coigny ed Antonin Borga. Da verificare l’eventuale concomitanza con la 24 Ore di Le Mans, qualora venga accettata l’iscrizione del team svizzero, per Lapierre, impegnato con l’Alpine LM P1.

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Sempre nella classe regina, novità anche in casa Duqueine Team, dove insieme a Tristan Gommendy condivideranno l’abitacolo dell’Oreca #30 Renè Binder, lo scorso anno con Inter-Europol, ed il due volte campione della serie (2017 e 2019), Memo Rojas.

Da segnalare infine l’atteso passaggio alla categoria top da parte di Ultimate. La squadra francese, terza classificata tra le LM P3 nel 2019, che si ripresenta col medesimo equipaggio composto da Jean-Baptiste Lahaye, Mathieu Lahaye e François Heriau, avrebbe già dovuto concretizzare la transizione tra le LM P2 lo scorso anno, effort poi posticipato causa COVID.

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Un altro team da sempre protagonista tra le LM P3, l’RLR Msport, ha già ufficializzato che anche il suo effort 2021 sarà costruito intorno a Malthe Jakobsen. Il 19enne danese sarà al via con una Ligier già la prossima settimana insieme a Mah Hanratty e Bashar Mardini nel primo weekend dell’Asian Le Mans Series.

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Ancora nella classe entry level prototipi, annunciato il passaggio della Michelin Le Mans Cup del team MV2S Racing con una Ligier JS P320 per Fabien Lavergne, Adrien Chila e Cristophe Cresp, nonchè del Team Virage, campione in carica dalla Ultimate Series, che schiererà un’altra Ligier con una Ligier per Rob Hodes, Garrett Grist e Charles Crews. Doppio impegno per i primi due, i quali disputeranno anche la Michelin Le Mans Cup.

L’unica GTE fin qui confermata riguarda invece una Ferrari AF Corse per i campioni in carica della GTE-Am WEC, Emmanuel Collard e Francois Perrodo, che verranno affiancati dal campione italiano GT Endurance in carica, nonché già campione della Carrera Cup Italia, Alessio Rovera.

L’avvio dell’European Le Mans Series è previsto, salvo imprevisti, con la 4 Ore di Barcelona, in programma il 16-18 aprile prossimo, preceduto dai test collettivi del 12-13 aprile.

Piero Lonardo

Foto: United Autosports, Piero Lonardo

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Asian LMS – 36 vetture confermate per Dubai

Diffusa nella giornata di mercoledì l’entry list pressochè completa dell’Asian Le Mans Series 2021. La serie endurance asiatica, che come già riportato su queste pagine, si svolgerà nei due weekend di metà febbraio tra Dubai ed Abu Dhabi, porterà in pista ben 36 vetture.

Poche le defezioni rispetto alla prima lista provvisoria, circolarizzata a inizio anno, e riguardano il team cinese Absolute Racing, che ha dovuto rinunciare per le note restrizioni imposte dal COVID, rimpiazzato però da due ulteriori Ferrari iscritte da Kessel Racing per Giorgio Roda e Francesco Zollo e per il giapponese Takeshi Kimura, che verrà affiancato da due giovani star del calibro di Come Ledogar e Mikkel Jensen.

Per il resto tra le GT sarà lotta tra i ben sei costruttori impegnati, con star di calibro internazionale quali Nicky Catsburg, recente vincitore di Daytona in GTLM, qui con una delle BMW M6 GT3 del team Walkenhorst, i factory driver del Cavallino Nicklas Nielsen, Alessandro Pier Guidi, Davide Rigon e Giancarlo Fisichella e di Porsche Klaus Bachler e Julien Andlauer. Da segnalare inoltre il cambio di monta per i campioni in carica di HubAuto, che passano ad una Mercedes AMG GT3 per Raffaele Marciello, Marcos Gomes e Liam Talbot.

Tra le LM P2, noti da tempo gli equipaggi di G-Drive, Jota, Racing Team India, ERA Motorsport –  con Kyle Tilley e Dwight Merriman reduci dal successo di Daytona – e Phoenix Racing, questi ultimi al debutto assoluto tra i prototipi, è stata rivelata infine la line-up della Ligier dell’Eurointernational che schiererà un equipaggio Am composto dallo statunitense Phil Mulacek e dagli australiani Neale Muston e John Corbett.

In LM P3 infine, manca ancora solo la conferma dei due driver che affiancheranno Manuel Maldonado sulla terza Ligier di United Autosports, mentre c’è grande attesa per la rinnovata Ginetta dell’ARC Bratislava, che si affida, oltre che a Miro Konopka e Tom Cloet, al pilota della casa Charlie Robertson.

Speriamo che le recentissime restrizioni adottate dal governo britannico nei confronti dei viaggiatori verso gli Emirati non complichino qualche trasferimento, lasciando il più possibile inalterato il parco partenti della serie.

L’appuntamento in pista è per le prime libere della Race 1, in programma alle 10.40 di giovedì 11 febbraio, fuso orario di Dubai.

Piero Lonardo

L’entry list dell’Asian Le Mans Series 2021

Foto: Asian Le Mans Series

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USCC – Rolex 24: Il WTR fa tre di fila ! Dominio Corvette in GTLM. A ERA, Riley e Winward le altre categorie

Sembra imbattibile il Wayne Taylor Racing a Daytona. Il team di Brownsburg mette a segno la terza vittoria di fila, la quarta in cinque anni, mettendoci in mezzo anche il passaggio ad una nuova vettura e un reshuffle dell’equipaggio.

Un paio dei protagonisti di questo successo in realtà non sono nuovi al podio del classico season opener del motorsport su pista: Ricky Taylor infatti ha già ricevuto il cronografo nel 2017, Filipe Albuquerque l’anno successivo, mentre per entrambi gli assi dell’IndyCar chiamati a rinforzare la line-up, Alexander Rossi ed Helio Castroneves, si tratta invece del primo successo al quarto tentativo.

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Dietro alla Acura #10 si piazza la migliore delle Cadillac, la #48 dell’Action Express. Un programma realizzato su misura per lo start della “seconda vita“ di Jimmie Johnson dopo l’abbandono alla NASCAR, che ha vissuto forse più della concretezza di Simon Pagenaud e Mike Rockenfeller, ma soprattutto della splendida irruenza di Kamui Kobayashi, che fallisce il “threepeat” per appena 4”7.

A podio, per chiudere il trittico dei costruttori impegnati nella classe top, anche l’unica Mazda iscritta per i “soliti” Oliver Jarvis, Harry Tincknell e Jonathan Bomarito, capace di rimontare tre giri di distacco ,sì a furia di caution (se ne conteranno 12 alla fine), ma anche a fronte di una gara senza sbavature, a riprova che proprio nell’anno caratterizzato da un impegno ridotto del costruttore nipponico, questa DPi ha raggiunto la maturità agonistica necessaria per terminare nel migliore dei modi anche le gare più faticose.

Chiudono il pokerissimo di testa l’altra Acura del Meyer Shank Racing e la Cadillac del Team Ganassi. L’assalto di Renger van der Zande al leader è stato vanificato da due foratura, di cui la seconda nel finale di gara, sempre alla posteriore destra a 6’ dalla bandiera a scacchi. Aldilà del risultato, da considerare comunque positivo per un effort creato praticamente dal nulla dopo l’acquisto della DPi V.R ex-Juncos gravemente incidentata a Mosport 2019, pesano i due errori di Kevin Magnussen che sono costati altrettante penalità, e che hanno messo in ombra l’ottimo lavoro del veterano Scott Dixon e dell’olandese scaricato forse un po’ troppo frettolosamente dal WTR.

Delle altre due “Caddie” protagoniste della prima metà di gara, quella dell’Action Express ha scontato un problema tecnico al cambio, mentre quella del JDC-Mustang Sampling è rimasta incolpevole vittima di un incidente di gara.

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Finale al cardiopalma anche tra le LM P2, con le due contender rimaste in lizza, ERA Motorsport e Tower Motorsport, a scambiarsi ripetutamente le posizioni nelle ultime fasi di gara. Risulterà determinante il drive-through assegnato a Mathieu Vaxivière per il jump start a due ore dal termine.

Le strategie differenti portavano infatti al comando alternativamente le due Oreca, ma alla fine, complice il necessario splash a pochi minuti dalla bandiera a scacchi, era la vettura con la livrea disegnata da un bambino di 6 anni di Ryan Dalziel, Paul-Loup Chatin, Dwight Merriman e Stephen Tilley a tagliare il traguardo per prima con 19” secondi di vantaggio. P3 per l’entry #82 del DragonSpeed, cui sfugge il tris nella categoria, davanti all’unica Ligier iscritta dal RWR Eurasia.

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Menzione obbligatoria per la Dallara Cetilar di Andrea Belicchi, Giorgio Sernagiotto, Roberto Lacorte ed Antonio Fuoco, bloccata per oltre due ore ai box da un problema al cambio allorquando stava lottando con profitto per la testa della categoria ma terminata orgogliosamente al traguardo.

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Le Corvette dopo un digiuno durato ben quattro anni tornano finalmente ad a vincere in GTLM e lo fanno con una doppietta. Le C8.R hanno mostrato un passo gara insostenibile per la concorrenza: la dimostrazione nella velocità nel rimontare il drive-through comminato dalla direzione gara alla #3 per jump start, recuperato in meno di un’ora.

L’uno-due delle GT del Kentucky vede la #3 dei campioni in carica Jordan Taylor e d Antonio Garcia, coadiuvati da Nicky Catsburg, precedere di 3”5 la vettura gemella di Nick Tandy, Tommy Milner ed Alexander Sims.

Niente da fare per la Ferrari del Risi Competizione, col team di Houston al comando nelle ultime fasi in attesa di una caution che però non è arrivata. Alla fine è solo P4 per Alessandro Pier Guidi, James Calado, Davide Rigon e Jules Gounon dietro la BMW #24.

Peccato poi non aver potuto vedere lottare per il successo l’unica Porsche in gara, spazzata via dall’altra BMW ancora prima dello start, ma capace di rimontare la bellezza di quattro giri, che in una classe così tirata sono un’eternità.

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La GTD, vale a dire il presente e il futuro delle competizioni GT, ha visto trionfare la Mercedes del Winward Racing di Maro Engel, Indy Dontje, Philip Ellis e Russel Ward sull’altra AMG GT3 del Sun Energy 1 di Raffaele Marciello, Kenny Habul, Mikael Grenier e Luca Stolz.

Su questo risultato però gravano come un macigno le scorrettezze dell’equipaggio vincitore nei confronti della Ferrari #21 di AF Corse, liquidata in malo modo allo scadere del penultimo ottavo di gara. Metodi simili li abbiamo visti peraltro nelle fasi finali da parte dei secondi classificati anche nei confronti della Lamborghini del Paul Miller Racing, che termina al terzo posto.

Da questa battaglia sono uscite con le ossa rotte alcune delle favorite della vigilia, tra cui le Lexus del Vasser Sullivan e le Lamborghini del GRT Grasser, tutte vittime di problemi tecnici, mentre le Porsche più accreditate hanno commesso svariati errori. Il quarto posto finale dei vicecampioni di categoria del Wright Motorsports può essere considerato quindi un buon risultato alla luce di quanto sopra.

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Difficile da valutare infine il debutto delle LM P3 nel WeatherTech SportsCar Championship. Le prestazioni, al di sotto delle migliori GT, dovrebbero innanzi tutto fare ripensare all’IMSA sul loro corretto posizionamento, cui si deve aggiungere l’inesperienza di tanti driver ingaggiati all’ultimo momento.

Alla fine se la sono giocata due degli equipaggi più completi, con la vittoria della Ligier del Riley Motorsports di Scott Andrews, Spencer Pigot, Oliver Askew e Gar Robinson sulla vettura gemella del Sean Creech Autosport di Wayne Boyd, Joao Barbosa, Lance Willsey e Yann Claray.

Il contatto fratricida al via, più qualche altro incidente di percorso, ci hanno privato del confronto con le Duqueine, portate in Florida dal Muehlner Motorsports, con la #6 dello specialista Laurents Horr comunque sul gradino basso del podio, ancorchè distanziatissima.

E’ tutto da Daytona. L’appuntamento con la massima serie endurance americana è per il 20 marzo prossimo con la 12 Ore di Sebring.

Piero Lonardo

L’ordine di arrivo della 59ma Rolex 24 at Daytona

Foto: IMSA, Michelin, WTR, Cetilar Racing

IMSA WeatherTech SportsCar Championship

USCC – Rolex 24: A -3 ore, WTR in controllo. La Ferrari AF Corse “fatta fuori” da una Mercedes in GTD

Il clima si sta facendo caldo a Daytona, e non solo per la temperatura decisamente estiva. La battaglia per la leadership assoluta infatti non accenna a calare di tensione nelle fasi decisive di questa Rolex 24 e, nonostante un paio di protagonisti hanno dovuto calare le loro aspettative, le cinque DPi del gruppo di testa proseguono a pieni giri e distacchi relativamente ravvicinati.

Cinque perché anche la Mazda è riuscita a recuperare lo svantaggio accumulato nei primissimi giri e porsi nel giro dei battistrada, che è condotto ancora una volta dalla Acura del WTR, ancora al top prima con Alexander Rossi e poi con Filipe Albuquerque. Purtroppo per il team Ganassi, Kevin Magnussen ne ha combinata un’altra, facendo pattinare le ruote in pitlane, e la sacrosanta penalità contestata al danese un attimo dopo il sorpasso per la leadership sul vincitore della indy 500 2016 costa una nuova rimonta per la Cadillac #01.

A tre ore dalla bandiera a scacchi è quindi la #48 di Simon Pagenaud a rincorrere il campione WEC ed ELMS delle LM P2 con circa 13” di svantaggio. Allo scadere della 18ma ora Dixon riesce a riportarsi in terza posizione sull’altra Acura di AJ Allmendinger. La Cadillac #31 frattanto è rientrata in pista dopo il problema al cambio con 23 giri di ritardo.

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Nuovo cambio della guardia in LM P2 grazie a Ryan Dalziel, che riporta in testa l’Oreca dell’ERA Motorsport sulla entry del Tower Motorsport al termine della diciassettesima ora. Frattanto la terza forza della categoria, la vettura #82 del DragonSpeed, pere ulteriormente contatto dai due battistrada a causa di una sosta ai box per risolvere un problema di surriscaldamento.

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Sempre in mano alle due Corvette la GTLM, con la #3 di Nicky Catsburg a prendere il comando sull’altra C8.R. A seguire, il trenino perde un pezzo e passa a quattro carrozze, con la BMW #25 ora a 2 giri dai battistrada.

Anche la gara delle LM P3 di testa sembra ormai una gara di attesa con la Ligier del Riley Motorsports a condurre in scioltezza mantenendo i tre giri di vantaggio accumulati sulla vettura del Sean Creech Autosport.

Il colpo di scena che caratterizza questa porzione di gara investe infine la GTD, dove la lotta al coltello tra la Ferrari AF Corse e la Mercedes del Winward Racing assume toni da vicenda giudiziaria. Poco dopo il pit infatti, Matteo Cressoni, appena subentrato a Nicklas Nielsen, esce meglio di Peter Ellis dal “trioval”, ma la Mercedes non vuole dare strada e mantiene la corda, sbattendo fuori la 488 del pilota mantovano, che aveva già più di mezza macchina davanti, e che termina nelle gomme a protezione di curva 1.

Inspiegabilmente, ancora una volta la direzione gara non assegna alcuna penalità alla Mercedes #75, che prosegue indisturbata al comando della categoria, mentre la Ferrari AF Corse è costretta a riparazioni di fortuna e alla sostituzione della gomma posteriore destra, bucatasi nel contatto.

Si riforma quindi l’accoppiata Mercedes, con la Porsche del Wright Motorsport e la Lamborghini del Paul Miller Racing ad inseguire. Ritirata invece la Porsche del Team TGM, mentre l’esemplare dello Pfaff Motorsport esce anch’esso dai giochi dopo una lunga sosta per riparare quanto rovinato nel fuori pista che ha causato la decima caution della gara, nel corso della 19ma ora.

Piero Lonardo

La classifica alla ventunesima ora di gara

Foto: IMSA, Michelin

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USCC – Rolex 24: Testa a testa WTR/Ganassi. AF Corse incanta in GTD a 6 ore dalla fine

La prima mattinata della Rolex 24 at Daytona vede tre ore di corsa quasi totalmente libera; l’unica Full Course Yellow, la numero 9, all’inizio della 17ma ora per l’ennesima uscita di strada dell’Oreca LM P2 del PR1 Mathiasen, ricompatta però nuovamente i major contender. Sono infatti ben quattro su cinque le classi ancora più che incerte a tre quarti di gara.

Davanti Helio Castroneves e la Acura del WTR approfittano della sosta in regime di neutralizzazione per portarsi davanti alla Cadillac del Team Ganassi. Il brasiliano prima ed Alexander Rossi poi riescono a creare e mantenere un cuscino di sicurezza di circa 6” sulla DPI V.R #01.

Sempre nello stesso giro dopo 18 ore Felipe Nasr, che riesce a completare il sorpasso che vale il podio sull’Acura dell’MSR, in P4 davanti alla Cadillac #48 ora nelle mani di Simon Pagenaud. La Mazda nel frattempo ha recuperato anche il secondo dei tre giri di distacco sostenuti ad inizio gara e potrebbe presto aggregarsi al trenino delle vetture a pieni giri; trenino che però, poco dopo lo scadere delle -6 ore al termine, perde proprio la Cadillac #31, vittima di un problema al cambio e costretta ad una apparente lunga sosta.

Tra le LM P2, la lotta è ancora lotta a due fra Tower Motorsport ed ERA Motorsport, con Mathieu Vaxivière e Gabriel Aubry capaci di gestire un vantaggio minimo sugli avversari. Staccata di un giro l’altra Oreca del DragonSpeed nonostante le prodezze di Christopher Mies, al debutto fra i prototipi, ed i giovani leoni Devlin De Francesco e Fabien Schiller.

Da segnalare infine il ritorno in pista della Dallara del Cetilar Racing dopo oltre due ore di sosta per riparare il cambio, ma mettendo da parte per un momento la sfortuna, è comunque importante terminare la prima sortita nella serie IMSA della compagine tricolore.

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In GTLM le Corvette sono tornate a menare le danze: L’impressione è che le C8.R, che devono “vendicare” il debutto non proprio esaltante dello scorso anno, siano assolutamente in controllo sul resto della concorrenza, anche se i driver della Rossa del Risi Competizione non si stanno assolutamente risparmiando e le BMW sono lontane parenti di quelle viste durante la Roar, nonostante i 20 kg extra assegnati dal BoP.

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Avvincente invece la battaglia in GTD che vede protagoniste le due Mercedes di Winward Racing e Sun Energy 1 e la Ferrari di AF Corse. Farà discutere il contatto, non sanzionato dalla direzione gara, da parte di Maro Engel sulla 488 GT3 di Daniel Serra. Il pilota brasiliano comunque si riprenderà la testa della categoria sul factory driver della stella a tre punte, mentre l’altra AMG GT3 scivolerà in P6 a causa di un lungo di Kenny Habul, il quale viene superato anche dalla Lamborghini del Paul Miller Racing e dalle due Porsche di Wright Motorsports e Pfaff Motorsports.

Immutata infine la leadership della Ligier del Riley Motorsports grazie soprattutto all’effort dei due driver ex-indyCar, Oliver Askew e Spencer Pigot.

Piero Lonardo

La classifica alla diciottesima ora di gara

Foto: IMSA, Ferrari Races, Corvette

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USCC – Rolex 24: Ganassi torna al comando all’alba. BMW all’assalto in GTLM. Cetilar, peccato

Le ultime fasi nella notte della Costa Est vanno ad esaurirsi in quel di Daytona. Davanti, l’Acura del WTR è inseguita da presso da una muta di Cadillac guidata dalle due Action Express di Mike Rockenfeller e Chase Elliott e dalla #01 del Team Ganassi.

Purtroppo per quest’ultima, una disattenzione del deb Kevin Magnussen al pit costa uno Stop+20” per velocità eccessiva, ma il giro di ritardo viene prontamente recuperato grazie alla Full Course Yellow numero 7, generata da un contatto fra l’Oreca LM P2 di Nicolas Lapierre e la Ligier LM P3 del Perrformance Tech di Ayrton Ori. In tanti approfittano della sosta per i piccoli lavori di metà gara, in primis la sostituzione dei freni, come lo stesso WTR, imitato tra gli altri anche dalla Ferrari di Alessandro Pier Guidi.

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La leadership passa quindi all’ex-Audi, che ha il suo daffare a contenere Felipe Nasr, subentrato sulla vettura gemella, che passa al comando per poi lasciare il sedile a Mike Conway. A dirimere la questione ci pensa l’ennesima neutralizzazione, generata dai detriti trascinati in pista dalla Porsche di Kevin Estre, che livella nuovamente i distacchi e permette a Renger van der Zande, ora al volante della DPi V.R #01, di riconquistare il comando mentre l’alba va a fare capolino sullo Spedway.

Kobayashi, subentrato a “Rocky”, poco dopo la scadenza della 15ma ora cercherà di riprendersi la posizione senza successo, anzi terminando lungo in T1, lasciando spazio alle due Acura.

Cocente delusione per i nostri colori a seguito dei problemi al cambio della Dallara Cetilar, a lungo al comando delle LM P2. La lunghissima sosta, ancora in corso, vede il team impegnato a ritornare in pista nonostante il distacco ormai incolmabile.

La categoria torna quindi a parlare francese con Gabriel Aubry e Paul-Loup Chatin e le Oreca di Tower Motorsport, unica a pieni giri, e ERA Motorsport. Nel mezzo, Devlin de Francesco con la #91 del DragonSpeed. L’altra Oreca del WIN Autosport è ora lontana per colpa di un contatto con l’Audi del’NTE Sport.

Cambio della guardia in GTLM, con la BMW #25 ad approfittare delle diverse strategie e prendere cosi il comando sulle due Corvette, che inseguono da presso. Sempre P4 per la Ferrari Risi, ora con James Calado.

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Spencer Pigot ed il Riley Motorsport sono gli unici che possono perdere nella gara delle LM P3. La Ligier #74 conduce infatti indisturbata con 5 giri di vantaggio sulle vetture di Sean Creech Motorsport e Muehlner Motorsports, quest’ultima attardata da una penalizzazione di Stop+60” per lavori non consentiti ai box.

In GTD infine, sono ancora le Mercedes al top con Philip Ellis e Raffaele Marciello, anche se le diverse strategie portano in alternanza al comando la Ferrari di AF Corse. La categoria ha perso definitivamente entrambe le Lamborghini del GRT Grasser, dominatrici delle ultime edizioni, afflitte da problemi meccanici di varia natura.

Piero Lonardo

La classifica alla quindicesima ora di gara

Foto: IMSA

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USCC – Rolex 24: Il WTR scopre le carte. Cetilar leader LM P2 a metà gara

La tarda serata della Florida porta presto un paio di colpi di scena, ed entrambi vedono protagonista uno dei top contender, la Cadillac del JDC/Mustang Sampling. Al termine della sesta ora di gara, Loic Duval viene “pescato” in fase di sorpasso prima dello start, susseguente una Full Course Yellow chiamata dalla direzione gara per la Lamborghini #19 del GRT Grasser ferma lungo il circuito.

Non fosse bastato, Tristan Vautier, subentrato al vincitore di Le Mans 2013, all’inizio della decima ora di gara veniva a trovarsi in contatto con la Porsche del Wright Motorsports, a sua volta coinvolta in un altro contatto. Ne seguiva una sosta pressochè eterna che pone la Cadillac #5 fuori dalla lotta per la vittoria, mentre la Porsche azzurra se la cava con un giro di ritardo. Ulteriore ritardo anche per la Mazda, costretta al cambio della parte posteriore che costa tre giri dai primi.

Davanti la lotta è fra la Cadillac #48 dell’Action Express, risalita grazie ad un Kamui Kobayashi alla ricerca di un clamoroso “threepeat”, e quella del Team Ganassi, sospinta da un apporto corale dell’equipaggio composto da Scott Dixon, Renger van der Zande e Kevin Magnussen. A sconvolgere i piani delle DPi V.R ci pensa però Frankie Montecalvo, che all’inizio dell’undicesima ora si ferma con la sua Lexus, già attardata in quanto gravata da problemi tecnici nelle prime fasi di gara, al Bus Stop.

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Al termine dell’inevitabile Full Course Yellow, la sesta finora, è Filipe Albuquerque a transitare davanti a tutti con l’Acura del WTR. Il portoghese alla metà gara mantiene un cuscino di sicurezza su Mike Rockenfeller e Magnussen. Non lontane anche la Cadillac #31, ora con Chase Elliott al volante e l’altra ARX-05 dell’MSR.

Tra le LM P2, dopo una serie di duelli tra le Oreca di WIN Autosport e Tower Motosport, è la Dallara Cetilar ad emergere. La crew tutta italiana composta da Giorgio Sernagiotto, Roberto Lacorte, Andrea Belicchi ed Antonio Fuoco è stata capace di rimontare la penalità inflitta dopo tre ore di gara per una infrazione al pit e ora conduce con quasi mezzo secondo di vantaggio su Mathieu Vaxivière, ora al volante dell’Oreca #8.

Da segnalare l’ennesimo lungo stop per l’Oreca favoritissima del PR1 Mathiasen, che prosegue staccatissima a 24 giri.

In GTLM continua il dominio delle due Corvette, con la #4 sempre davanti alla #3 e la Ferrari Risi a sandwich tra le due BMW. Tutte e cinque le vetture sono ancora nello stesso giro, mentre la Porsche vittima del clamoroso crash al via segue a 12 giri di ritardo.

Cambio della guardia invece in LM P3, con la Ligier del Riley Motorsports a riprendersi la leadership sulla Duqueine del Muehlner Motorsports, ora totalmente in contention dopo il contatto fratricida al via, ancorchè distanziata di tre tornate. Terza forza la Ligier del Sean Creech Motorsports a quattro giri, ritardata anche da una penalità per lavori non autorizzati in pitlane.

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In GTD infine, un nuovo effort da parte di Matteo Cressoni e Daniel Serra ha rimesso al comando per lungo tempo la Ferrari AF Corse. Alla metà gara però è la Mercedes del SunEnergy1 a precedere la Rossa #21 con circa 25” di vantaggio. A seguire l’altra AMG GT3 del Winward Racing.

Piero Lonardo

La classifica alla dodicesima ora di gara

Foto: IMSA, Cetilar Racing, Ferrari Races

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USCC – Rolex 24: Ad un quarto di gara, sono gli assi IndyCar a menare le danze

La notte è calata prepotentemente sullo speedway di Daytona, teatro della Rolex 24, e come da tradizione, è la volta degli assi dell’IndyCar di prendere il volante.

Il secondo ottavo di gara, che è stato caratterizzato dall’assenza di neutralizzazioni dopo le tante interruzioni dei primi 180’, ha visto lottare per la testa della gara Sebastien Bourdais e Scott Dixon al volante delle due Cadillac di JDC/Mustang Sampling e team Ganassi.

In un paio di occasioni i due si sono scambiati la leadership, complice anche un ciclo di pit-stop leggermente a vantaggio della DPi V.R #01, ma al quarto di gara è il quattro volte campione ChampCar a menare le danze con oltre 10” di vantaggio sul campione in carica della più importante serie di monoposto USA.

La terza forza è rappresentata dal WTR, con un altro campione al volante, Helio Castroneves, che a sua volta precede la Cadillac dell’Action Express #48, riportata a ridosso dei primi da Simon Pagenaud e Mike Rockenfeller, ultima vettura a pieni giri. Mike Coway e Pipo Derani infine, hanno avuto il loro daffare a riportare in P5 la #31, mattatrice delle prime fasi di gara, dopo il disastroso stint di Chase Elliott.

Qualche problema infine anche per l’Acura dell’MSR, protagonista di un contatto con la BMW M8 di Philipp Eng, non sanzionato dalla direzione gara, che chiude le liste delle sette protagoniste della categoria top, alle spalle della Mazda.

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Tra le LM P2, dopo lo splendido turno di guida da parte di Paul-Loup Chatin, è toccato alla vettura #11 del WIN Autosport ereditare la leadership di categoria. La vettura del PR1 Mathiasen, che con Nicolas Lapierre si era riportata anche temporaneamente al comando, ha dovuto subire una lunga sosta, e ora il ruolo di inseguitore è ripassato alla #82 del DragonSpeed, seppur distanziata da un giro, con la Dallara Cetilar nuovamente in P4 a due giri.

Ganassi Corv4

A seguire le GTLM, con le due Corvette a condurre, nonostante un errore da parte di Nick Tandy, che in seguito riprenderà il comando sull’altra C8.R guidata da Jordan Taylor. Tutte le vetture a parte la Porsche del WeatherTech Racing, incolpevole protagonista dell’incidente al via, sono racchiuse nello spazio di 30”.

Tra le LM P3 Scott Andrews sulla Ligier #74 del Riley Motorsports vanta già uno e due giri di vantaggio rispettivamente sulle vetture del Sean Creech Motorsport e sulla Duqueine #6 del Muehlner Motorsports, ripresasi dopo il contatto nelle primissime fasi di gara nelle mani dello specialista Laurents Horr.

WrightN

Nelle GTD infine, ancora Matteo Cressoni protagonista con la Ferrari AF Corse, ma il diverso ciclo di pit premia momentaneamente la Porsche del Wright Motorsports, al top con Klaus Bachler, sulla Lamborghini del Paul Miller Racing e la Aston Martin dello Heart of Racing. In evidenza anche la Mercedes del Winward Racing, temporaneamente in testa, mentre una piccola disavventura è occorsa ai box al veteranissimo Bill Auberlen, che ai box si portava dietro il bocchettone del carburante alla sua BMW. Sono comunque ancora otto le vetture nello stesso giro dei battistrada.

Da segnalare infine il forfait definitivo anche di un’altra Oreca LM P2, quella dell’High Class Racing che schierava, tra gli altri, Robert Kubica.

Piero Lonardo

La classifica dopo la sesta ora di gara

Foto: IMSA, Corvette, Porsche

Mustang

USCC – Rolex 24: Dopo tre ore, le Cadillac resistono all’attacco del WTR

Dopo un’ora di corsa praticamente libera, le due ore successive della Rolex 24 at Daytona sono state invece frammentate da ben tre interruzioni, che hanno limitato l’azione in pista.

Poco dopo lo scadere della prima ora, Rob Hodes con l’Oreca LM P2 #81 del DragonSpeed centrava le barriere a protezione all’uscita della prima curva, provocando la seconda Full Course Yellow della gara per recuperare i detriti in pista.

La neutralizzazione si protraeva per ben 35’, permettendo una seconda sosta ai box in perfetta tranquillità per tutto il lotto, che però tre prototipi, l’Acura DPi di Dane Cameron, la Mazda di Oliver Jarvis e l’Oreca LM P2 di Dennis Anderson dovevano anticipare per mancanza di carburante prima dell’apertura ufficiale della pitlane.

Della lunga caution ne approfittava la Dallara Cetilar, che passava al comando delle LM P2 con Antonio Fuoco ora al volante.

Il regime di corda libera durava però poco, giusto il tempo per Renger van der Zande e la Cadillac Ganassi di passare al comando su Felipe Nasr, che Frits van Eerd terminava nelle gomme a protezione della Bus Stop chicane con l’Oreca del Racing Team Nederland. La vettura, gestita in pista dal TDS, apre la lista dei ritiri insieme all’altra Oreca del DragonSpeed.

La caution in questo caso non durava a lungo, ma ancora dopo 22’ nel corso della terza ora di gara, dopo che la luce del giorno aveva già ceduto ai riflettori, James Calado con una manovra forse un po’ troppo irruenta trascinava l’incolpevole Rasmus Lindh, che fino a quel momento conduceva la LM P3 sulla Ligier del Performance Tech sulle gomme della Bus Stop.

Inevitabile la quarta neutralizzazione di questo primo tormentato ottavo di gara, con un drive-through assegnato alla Ferrari #62 ed una lunga sosta in vista per il prototipo.

Tempo utile quindi per un ulteriore passaggio ai box per le vetture di testa, e dello stop questa volta ne approfittava Tristan Vautier, subentrato a Duval sulla Cadillac del JDC/Mustang Sampling, il quale superava Ricky Taylor portandosi al comando con 3” di vantaggio sulla Acura #10. A seguire le altre due DPi V.R di Kevin Magnussen e Simon Pagenaud, che a sua volta ha ricevuto il volante dall’asso NASCAR Jimmie Johnson. A chiudere il settebello delle DPi, l’altro campione delle stock, Chase Elliott sulla vettura che ha condotto le prime fasi.

Dpis

Tra le LM P2, è ora il momento di Paul-Loup Chatin sulla #18 del ERA Motorsport sulle altre due Oreca di Ben Keating e Tim Buret. La Dallara Cetilar, ora affidata ad Andrea Belicchi procede in P5 dopo una penalità ai box, mentre la classifica delle LM P3 è invece guidata ora dall’asso della categoria Wayne Boyd con la vettura del Sean Creech Motorsport condivisa, tra gli altri, con il tre volte vincitore assoluto Joao Barbosa.

Davanti ai prototipi entry level ci sono però le GTLM, con le due Corvette davanti alle due BMW, mentre dopo 180’ Kyle Kirkwood prosegue il lavoro dei compagni di squadra in casa Lexus incalzato dalla Aston Martin dello Heart of Racing con il veterano Darren Turner.

Piero Lonardo

La classifica dopo la terza ora di gara

Foto: IMSA