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ELMS – Il WRT stravince al debutto a Barcelona. Successi di classe a Ultimate, Cool Racing ed Iron Lynx

Il Team WRT si è presentato sin da subito al meglio al pubblico dell’endurance europea nel weekend di apertura di Barcelona, e dopo aver primeggiato nei test collettivi, si è aggiudicata oggi la 4 Ore ELMS, che ritornava sul circuito catalano dopo l’assenza del 2020 causa COVID.

Louis Deletraz, dopo una breve leadership da parte del G-Drive, che ieri con Nicky de Vries aveva conquistato la pole position, ha preso il largo senza più voltarsi indietro, lasciando un divario agevolmente gestito prima da Yfei Ye e infine da Robert Kubica, incaricato dello stint finale.

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La gara era iniziata con una partenza rallentata da parte di Roman Rusinov, al sedile della vettura in pole, che generava scompiglio nelle retrovie. L’unico incidente degno di nota vedeva coinvolta alla prima curva l’Oreca #32 di United Autosports, con Nico Jamin che si girava arenandosi nella sabbia all’interno della prima curva.

Dietro la vettura di servizio, non più chiamata in causa per tutta la durata della gara, Rusinov conduceva su Deletraz, Phil Hanson e Julien Canal. Dalla classifica spariva presto l’Oreca del DragonSpeed, prima vittima di un contatto con l’altra Oreca del Racing Team Turkey e poi definitivamente ritiratasi per problemi alla frizione.

Andrew Bentley conduceva con la Ligier #3 di United Autosports tra le LM P3 sulla Duqueine del DKR di Laurents Hörr, mentre incredibilmente era la Ferrari Iron Lynx #80 di Paolo Ruberti a precedere il gruppetto delle GTE. Il driver veronese era partito dal fondo dello schieramento in quanto Claudio Schiavoni non era riuscito ad ottenere un giro valido in qualifica e gli era stato pertanto impedito di iniziare la gara.

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Al restart due delle leadership cambiano repentinamente, con Deletraz a sbarazzarsi di forza del team owner Aurus così come il due volte campione della Michelin Le Mans Cup si impossessava della testa delle LM P3.

Dopo un’ora di gara Deletraz aveva già oltre 30” di vantaggio su Hanson, che nel frattempo si era fatto largo su Franco Colapinto, succeduto a Rusinov; anche gli altri due leader di categoria macinavano vantaggio, con un inaspettato un-due-tre parziale Ferarri in GTE grazie a Rino Mastronardi e Dane Cameron.

La musica cambiava però con l’ingresso di Claudio Schiavoni dopo il primo pit, eseguito dopo un’ora e 15’ precisi, col gentleman che cedeva di schianto prima a Mastronardi e poi a Gianmaria Bruni, autore di una prodigiosa rimonta dopo una partenza al ralenti del patron Christian Ried. Il driver romano veniva a sportellate con Schiavoni ma prima della metà gara riusciva ad avere la meglio sulla Ferrari, e si lanciava all’inseguimento della 488 di testa, fino ad arrivare alle calcagna di Matteo Cressoni, subentrato a Mastronardi.

Doccia fredda in casa G-Drive con un primo drive-through assegnato alla #26 per la partenza non conforme al regolamento e poi un disastro ai box per un cambio in contemporanea delle due vetture, con Rui Andrade che andava a colpire una gomma lasciata da un meccanico dell’Aurus di punta. Questo episodio sarà giudicato incredibilmente a sfavore della crew dell’Aurus #26 e dopo oltre un’ora e mezzo dall’accaduto sarà foriero di un altro passaggio extra ai box.

La lotta si infiammava per le posizioni di rincalzo dietro Ye, ora al volante dell’Oreca del WRT, con Will Stevens e la vettura del Panis Racing ad imporsi come primo inseguitore, ancorchè ben distanziato.

Mentre Miguel Molina e Robert Kubica si occupavano di portare a casa il successo nelle LM P2 e nelle GTE, Alain Berg, volto nuovo del DKR, andava a dilapidare a passi da gigante l’enorme vantaggio accumulato da Hörr.

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Era Matt Bell a trarne in primis vantaggio con la Ligier del Cool Racing, via via seguito da Malthe Jakobsen con la vettura dell’RLR MSport e Damiano Fioravanti per l’1AIM Villorba Corse, purtroppo per la squadra trevigiana nel finale il romano perdeva il gradino basso del podio a favore di Ugo de Wilde e alla Ligier #14 di Inter Europol. Da segnalare sempre per il team polacco, l’ottima gara al debutto dell’ex-centauro Mattia Pasini sull’altra vettura.

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Alla fine Kubica vince con 22” secondi su Gabriel Aubry, ricordiamo subentrato al positivo James Allen, e oltre 1’29” sui campioni uscenti di United Autosports. Il G-Drive limita i danni col quarto posto finale, mentre P5 ad un giro di deb dell’Ultimate, primi vincitori della sottoclasse LM P2 Pro/Am, Francoise Heriau, Jean-Baptiste e Mathieu Lahaye.

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Il podio delle GTE, dietro un Molina euforico enfant du pays e alla Porsche di Bruni, Ried e Jaxon Evans, si completava con l’altra Ferrari di Spirit of Race di Dane Cameron, Matt Griffin e David Perel.

Regolarmente all’arrivo infine la vettura innovativa dell’Association SRT41 di Takuma Aoki, Nigel Bailly e Pierre Sarcinena, ancorchè a 14 giri dal vincitore. Prossimo appuntamento con la massima serie endurance continentale fra tre settimane al Red Bull Ring.

Piero Lonardo

L’ordine di arrivo della 4 Ore di Barcelona

Foto: Piero Lonardo

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