Il DKR Engineering legittima il titolo nell’Asian Le Mans Series conquistando anche la vittoria nella seconda gara di Abu Dhabi e vola a Le Mans.
Questa undicesima edizione della serie asiatica ha avuto come propellente proprio gli inviti per il centenario della classica della Sarthe, e ne ha risentito positivamente la griglia che anche oggi, dopo le ultime defezioni delle Ferrari di Formula Racing e Kessel Racing, contava comunque 42 unità; un successo corroborato anche dalla nuova regola del bronze driver obbligatorio in LM P2 e la contestuale abolizione dello sdoppiamento della classe regina.
La gara era iniziata sotto il segno di Paul di Resta, che immediatamente aveva la meglio del polesitter Ahmad Al Harty e allungava su Christian Bogle, incaricato del turno iniziale sulla vettura di Inter-Europol, e sulla bianca Oreca dell’omanita. Poco dietro comunque, Salih Yoluc capoclassifica col DKR, per una volta optava per una partenza tranquilla e precedeva a sua volta John Falb per l’Algarve Pro Racing.
Ancora sfortuna per Torsten Kratz e la Duqueine LM P3 del WTM by Rinaldi, toccato da Yasser Shahin e subito out dalla pole. La leadership di categoria andava quindi a Sebastian Alvarez del 360 Racing, inseguito da Tony Wells del Nielsen Racing, Adrian Chila del Cool Racing e Mathias Luethen del Rinaldi Racing.
Tra le GT, dopo che la penalizzazione nel post-gara di HubAuto, quarti al traguardo, aveva avvantaggiato con due punti extra i leader di Walkenhorst Motorsport e GetSpeed nei confronti dei vincitori di ieri dell’HRT, era Henrique Chaves, uno dei pochi driver pro a prendere il via nella categoria sull’Aston Martin del TF Sport, ad avere presto la meglio su Martin Konrad, partito dalla pole, mentre Chandler Hull al contario si avviava in sordina sulla BMW leader in classifica generale.
Davanti, una volta esaurito il turno del driver ufficiale Peugeot Hypercar, Charles Crews non ci metteva molto a disporre del subentrato Jim McGuire, scivolando presto fuori dalla top five. Medesima sorte anche fra le GT, dove Klaus Bachler si impossessava della leadership con la Porsche #33 dell’Herbert Motorsport su John Hartshorne, subentrato a Chaves.
L’unica neutralizzazione della gara avveniva dopo poco più di 90’, a causa del contatto fra le due LM P3 di Belen Garcia con la seconda entry del Graff e la Duqueine di Matthias Luethen. La Ligier #9 aveva la peggio, mentre contestualmente si girava anche Satoshi Hoshino sull’Aston del D’Station.
Al restart, dopo che diverse squadre approfittavano per effettuare la sosta obbligatoria di 100”, Crews manteneva un vantaggio minimo su Nikita Mazepin, subentrato per il Garage 99, e su Ayancan Guven, il quale aveva rilevato il connazionale sull’Oreca del DKR. L’ex-F1 passava presto al comando, imitato dal turco che gli si installava alle spalle dopo un furioso duello con l’Oreca gialloverde.
La Full Course Yellow avvantaggiava anche la Mercedes dei trionfatori di gara 1, con Al Faisal Al Zubair ad estendere anche la sua leadership sulla Ferrari del Car Guy e sull’altra Mercedes del GetSpeed, ma gli sforzi Frederik Schandorff e Raffaele Marciello venivano vanificati da altrettante penalità per track limits (la Ferrari #57 ne aveva già scontata una), lasciando campo libero alla BMW del Walkenhorst, che progrediva nella propria marcia verso il titolo, marcia che in precedenza aveva subito un forte scossone a causa del contatto con l’Oreca #22 di United Autosports, da cui è uscita fortunatamente senza conseguenze definitive.
Con 100’ ancora sul cronometro, Malthe Jakobsen aveva iniziato la carica verso le prime posizioni, ma veniva dichiarato reo, con colpevole ritardo da parte della direzione gara, di un precedente contatto con l’entry campione uscente del Nielsen Racing.
Tutto da rifare quindi per Cool Racing, con Nolan Siegel a dare spettacolo e ad emergere al comando sulla vettura di Inter-Europol, inseguito dall’altro driver IndyNXT Kyffin Simpson subentrato per Algarve Pro Racing, dopo aver disposto con le cattive della concorrenza.
Tra le LM P3, con Francois Heriau ed il Graff stabilmente al comando, l’esperto Ross Kaiser del 360 Racing metteva in difficoltà i leader in classifica dell’MV2S, spingendoli in terza posizione, mentre Luca Stolz e Nicky Catsburg mantenevano agevolmente le prime due piazze tra le GT.
Ma la gara era tutt’altro che terminata, e davanti Jakobsen, grazie anche al pitstop obbligatorio di 100” servito da Inter-Europol, tornava al comando su Siegel e su Charlie Eastwood, incaricato di terminare la gara per il DKR. Purtroppo però per il team svizzero, la direzione gara decideva di punire la sosta, giudicata scorretta.
Sembrava fatta per Inter-Eurpol, invece un problema al cambio rallentava la marcia del campionino statunitense. Via libera quindi per il DKR, che con la vittoria si aggiudica anche il campionato e l’invito automatico per Le Mans. Per Cool Racing la magra soddisfazione del podio dietro il 99 Racing.
Finale thrilling anche tra le LM P3, con un testacoda del 360 Racing che mette la squadra britannica fuori dal podio, ma che non salva l’MV2S dall’assalto della Ligier #17 del Cool Racing, che con Marcos Siebert si appropria della seconda piazza dietro Alex Lloveras, che conquista la vittoria che vale il titolo grazie ai migliori piazzamenti ottenuti rispetto a Lavergne e soci, i quali termineranno a pari punti dopo il terzo posto finale nonostante il drive-through comminato al Nielsen Racing per track limits.
Posizioni congelate infine tra le GT, con Luca Stolz che trascina l’HRT la secondo successo a Yas Marina davanti a Nicky Catsburg il quale regala il debutto a Le Mans al Walkenhorst Motorsport. Chiude il podio l’altra Mercedes del GetSpeed, al terzo podio in quattro gare.
E’ tutto per l’Asian Le Mans Series 2023. Ancora da scoprire date e location della nuova serie asiatica, che dal prossimo anno dovrebbe essere gestita in coabitazione con SRO.
Piero Lonardo
Foto: Alberto Manganaro