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LMC – Benham-Tappy, successo per Cool Racing in gara 2 a Le Mans

Mike Benham e Duncan Tappy si aggiudicano la seconda manche della Road To Le Mans nella mattinata che precede la 24 Ore. Decisiva la Safety Car che ha neutralizzato la competizione per oltre 20’ a causa dei rottami lasciati a Mulsanne dalle Ligier di Felipe Laser e Paul Lafargue, che ha lasciato il gruppo compatto per quasi tutta della seconda parte di gara, non permettendo di agli inseguitori più accreditati di rimontare. Ma andiamo per gradi.

Al via partiva bene dalla pole Torsten Kratz del WTM, mentre da dietro Freddie Hunt sull’immacolata Ligier del Reiter Engineering macinava posizioni fino ad arrivare alle spalle del battistrada. Tra le GT3, Arnold Robin, incaricato questa volta del primo stint sull’Audi del WRT, prendeva il largo sulle Honda di Jens Møller e Kristian Poulsen e sulla la Ferrari di Hugo Delacour, ma i riflettori erano sulla Porsche di Ebimotors, con Emanuele Busnelli presto in P3, grazie anche alla penalità inflitta alla Honda #44 per il contatto sulla Duqueine del DKR.

Il primo colpo di scena dopo circa 18’ per l’uscita di strada della Ligier di Jonathan Brossard poco prima di Arnage esattamente dove si era schiantata il venerdí la Mercedes del Racetivity, che non partecipava alla seconda gara. A seguire il drive-through sanzionato all’Audi di testa lasciava in testa Poulsen sulla Porsche #46.

Era l’occasione giusta per andare al pit e tutti ne approfittano fino ai contatti delle Ligier descritti poco sopra che hanno comportato prima un’estensione della slow zone a due terzi del circuito e poi l’intervento della vettura di servizio per liberare la pista dai rottami.

Come venerdí le soste arridevano al teammate di Hunt, Mads Siljehaug, il quale prendeva la testa davanti alla Duqueine del WTM, ora con Leo Weiss al volante, e alla Ligier della wildcard Duncan Tappy, per l’occasione col Cool Racing.

A 7’, vale a dire due giri dalla bandiera a scacchi, il restart, con il veterano britannico – quest’anno attivo in ELMS sull’Oreca LM P2 di United Autosports – presto al comando con Siljehaug alle spalle. Il driver norvegese peró, a differenza di gara 1, resisteva agli assalti di Josh Skelton del Racing Spirit of Leman che venivano smorzati da uno Stop&Go+1” per non aver rispettato il tempo minimo al pitstop.

Il gradino basso del podio andava quindi ai vincitori di gara 1, Tom Dillmann e Alexander Mattschull, grazie al forcing finale del collaudatore di ByKolles. A seguire l’equipaggio del WTM e l’asso della categoria Malthe Jakobsen, risalito addirittura dalla P8.

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Tra le GT3, l’Audi di Maxime Robin aveva la meglio su Fabio Babini, incaricato dello stint finale, che cedeva anche alla Aston Martin del Bullitt Racing, ma non riusciva a raggiungere l’Honda #44 che con Kasper Jensen guadagnava la seconda vittoria stagionale, riprendendo cosi la testa della classifica sui compagni di squadra, fermati da una foratura.

 

Duncan Tappy e Mike Benham, che ripetono la vittoria del 2018, non essendo iscritti al campionatoCool25 regalano il punteggio pieno al Reiter Engineering, ma la classifica è ancora capeggiata dal duo della Ligier #10 del Racing Spirit of Leman, che conduce con 49 punti contro i 31 di Malthe Jakobsen e Mo Smith.

La Michelin Le Mans Cup tornerà a Monza il 2 luglio prossimo.

Piero Lonardo

Foto: Le Mans Cup

L’ordine di arrivo di Gara 2

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WEC – Doppietta Toyota, come da copione. Successi per Jota, APR, Porsche e TF Sport nelle altre classi

Toyota si aggiudica la sua quinta 24 Ore di Le Mans e chiude con una doppietta che incorona per la quarta volta la vettura contraddistinta dal #8, ora affidata a Brendon Hartley, Sebastien Buemi e Rio Hirakawa, su Josè Maria Lopez, Kamui Kobayashi e Mike Conway.

E’ stata la Le Mans del pubblico, affluito in massa, anche se non c’è stato l’atteso sold out, per segnare il ritorno alla normalità dopo i due anni di pandemia, in circuito e nelle strade di Le Mans, per il Pesage e la Parata. E’ stata la Le Mans delle donne, apparse ogni tre per due, forse anche più delle macchine, nelle riprese televisive. E’ stata la Le Mans delle GTE-Pro, qui all’ultima, poco comprensibile, apparizione di sempre, dopo dieci anni di spettacolo spesso superiore di quello offerto dai prototipi, in attesa che le Hypercar rubino definitivamente la scena – speriamo meritatamente – alle altre classi.

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A questa Le Mans ha contribuito Jim Glickenhaus, portando due delle sue SCG 007, le uniche vere altre Hypercar in pista, raggiungendo con una dovizia di mezzi che non supera il dieci per cento di quanto messo in campo da Toyota una terza posizione storica con Ryan Briscoe, Richard Westbrook e Franck Mailleux, avvalorata anche dal quarto posto della seconda entry, rallentata

Nonostante l’enorme distacco, 5 giri, nei confronti dei vincitori, l’outcome poteva essere tranquillamente diverso, come testimonia l’ennesimo problema al sistema ibrido della GR010-Hybrid #7 a due terzi di gara che ha definito le gerarchie in casa Gazoo Racing. Inciso: forse la FIA e l’ACO dovrebbero fare qualcosa per evitare che queste vetture possano diventare delle pericolose dinamo ambulanti.

L’Alpine ha fatto quello che ha potuto, puntando alla pole, anzi alla Hyperpole, dopo essersi nascosta come un paguro nella conchiglia per tutte le libere, perchè forse sapeva che quello poteva essere l’unico risultato di rilievo ottenibile a meno di una improbabile defaillance in gara delle altre contender. Ciononostante, raccoglie punti pesanti che le permettono di mantenere la leadership del campionato al termine di una gara calvario con la vettura più vecchia e collaudata del lotto.

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La battaglia per il successo nelle LM P2 è vissuta praticamente fino al termine del primo stint. Dopo la sfuriata iniziale del Prema Orlen, il passo della Jota, gente abituata al podio di Le Mans, è stato insostenibile per tutti. Antonio Felix da Costa, Roberto Gonzalez e Will Stevens hanno condotto per le restanti 23 ore e passa lasciando agli avversari le proverbiali briciole. Brava Prema con Robert Kubica, Louis Deletraz e Lorenzo Colombo a sfiorare il successo alla prima apparizione nello stesso giro dei vincitori. Il successo di Jota si completa con il secondo equipaggio, a riprova della solidità della compagine diretta da Simon Dolan.

Gli avversari? Filipe Albuquerque e la più accreditata delle due macchine di United Autosports è stata praticamente eliminata al via da un contatto con la vettura top del WRT, che ha cosí rovinato anche la propria gara, chiusa contro le barriere. Penske, ma soprattutto i suoi piloti Felipe Nasr e Dane Cameron, ha fatto esperienza in funzione della nuova Porsche LMDh. Le altre compagini dello schieramento record della categoria cadetta non sono mai state in condizione di puntare al podio, ma United riesce a limitare i danni mantenendosi grazie al sesto posto della sua #23, a 11 punti dai vincitori odierni; segue Prema a -17.

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Il successo portoghese di completa con la vittoria tra le Pro/Am di Algarve Pro Racing di Steven Thomas, Renè Binder e James Allen. Peccato per AF Corse, che purtroppo si è fatta notare più di tutto per il contatto che ha deciso la GTE-Pro, raggiungendo comunque la quarta piazza di categoria dopo il successo dello scorso ano fra le GTE-Am. Anche qui comunque, punti pesanti per il campionato.

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Dicevamo della GTE-Pro: le Corvette erano chiaramente le macchine da battere ma una è stata messa ko da un problema alla sospensione posteriore nel primo terzo di gara e la seconda è stata coinvolta nel contatto con l’Oreca AF Corse, lasciando Porsche e Ferrari a giocarsi la vittoria, vittoria che è andata alla 911 di Gianmaria Bruni, Richard Lietz e Fred Makowiecki.

La Ferrari, che piazza a podio entrambe le 488 AF Corse, per una volta non si è lamentata di un BoP chiaramente unfair – soprattutto va detto in GTE-Am – in attesa forse di rendere la vita difficile a tutti con la nuova Hypercar che dovremmo vedere in pista tra qualche settimana.

Alla terza vettura schierata da Riley Motorsports va il merito di essere arrivata al traguardo, anche se ancora una volta la Ferrari di emergenza non è stata un fattore. Col secondo posto comunque, Alessandro Pier Guidi e James Calado si mantengono comunque in lotta per il campionato, a 5 lunghezze dai vincitori odierni e a 2 dall’equipaggio dell’altra Porsche.

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Chiudiamo con la GTE-Am ed il trionfo delle Aston Martin – le Corvette della categoria, consentitemi il paragone – con TF Sport e Marco Sorensen, Henrique Chaves (un altro portoghese, per la cronaca) e Ben Keating. Chissà se anche stavolta i commissari troveranno qualcosa di irregolare per penalizzare questo meritatissimo successo del texano, che con Sorensen supera l’equipaggio dell’altra Vantage del Northwest AMR di Paul Dalla Lana, Nicki Thiim e David Pittard, oggi terzi dietro alla Porsche del WeatherTech Racing di Cooper MacNeil, Julian Andlauer e Thomas Merrill.

Gli ultimi colpi di scena riguardano proprio questa categoria, con la Porsche #77 del Dempsey-Proton, al momento terza, costretta ai box nel corso della 22ma ora per problemi allo sterzo, e quella dell’Hardpoint/Absolute Racing, autore di uno spin un’ora piú tardi quando occupava la quarta piazza. La migliore delle Ferrari, la #54 di AF Corse di Thomas Flohr, Francesco Castellacci e Nick Cassidy, P6.

Ci si rivede a Monza il 10 luglio con la novità Peugeot 9X8 Hypercar a completare lo schieramento.

Piero Lonardo

Foto: 24H Le Mans, Porsche Motorsport, TF Sport

L’ordine di arrivo della 90ma edizione della 24 Ore di Le Mans

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WEC – Le due Toyota nello stesso giro si preparano al gran finale

Smaltito l’hype per il ritiro della Corvette di testa, con Perrodo ed il boss AF Corse, Amato Ferrari, a porgere le proprie scuse al box statunitense per l’errore commesso, la direzione gara prende la palla al balzo per raffreddare gli animi a fronte del contatto dell’Oreca meglio piazzata del WRT di Robin Frijns, che si gira e picchia ad Indianapolis, chiamando in causa per la prima volta la Safety Car.

Dietro la Porsche di servizio si allineano in primis i nuovi duellanti della GTE-Pro, Fred Makowiecki e Alessandro Pier Guidi, che dopo il successivo restart, circa 20’ dopo, mantengono le posizioni sino alla prima sosta utile. Qui in AF Corse si opta per mantenere le gomme mentre al box Porsche veniva fatto un pit completo con l’ex di lusso Gianmaria Bruni a prendere il volante della 911 #91.

La nuova leadership estesa della Ferrari dura peró solo circa 20’, in quanto Pier Guidi è costretto ad uno stop inatteso per la foratura lenta della posteriore destra: Bruni cosí può guadagnare senza lottare circa 56” e balzare in testa alla categoria.

Davanti a tutti le due Toyota sono ora nello stesso giro, forse a preparare il consueto gran finale combinato, con la Glickenhaus #709 terza a 4 tornate.

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Tra le LM P2, la marcia trionfale dell’Oreca Jota #38 subisce un rallentamento a causa di una foratura lenta, che costringe il team inglese ad una sosta extra. Prema Racing ne approfitta per avvicinarsi a circa 1’. Stabile P3 ormai l’altra Jota.

Qualche problema anche per la #45 di Algarve Pro Racing, leader tra le Pro/Am, a causa di un’uscita di strada da parte di James Allen che costringe il team portoghese al cambio del muso e alla perdita di uno dei due giri di vantaggio sulla vettura del Nielsen Racing.

Gli ultimi colpi di questo scorcio di gara vengono dal contatto fra la Porsche Proton #93 – quella di Fassbender per intenderci – con Zach Robichon alla guida, e la Ferrari del JMW, nella sabbia ad Arnage, e dalla Ferrari Iron Lynx di Claudio Schiavoni, che viene sbattuto fuori dall’Oreca LM P2 del Panis Racing all’ultima curva. Quest’ultima viene giudicata colpevole dalla direzione gara.

A tre ore dalla bandiera a scacchi, la classifica delle GTE-Am vede sempre l’Aston Martin di TF Sport a condurre sulla rimontante Porsche del WeatherTech Racing e sulla #77 del Dempsey-Proton. Ad un giro l’altra 911 dell’Hardpoint/Absolute e la Vantage del Northwest AMR.

Piero Lonardo

Foto: 24H Le Mans

La classifica dopo la ventunesima ora di gara

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WEC – Corvette ko, ed in GTE-Pro comanda Ferrari

Nella prima mattinata di Le Mans continua ad affiorare prepotente la fatica, che si è concretizzata con una serie di errori. Per primo Brendan Iribe, che si schiantava alla prima chicane; la Porsche Project 1/Inception Racing superstite era sesta in GTE-Am.

Durante la Slow Zone era poi la volta di Laurents Hörr di terminare nelle gomme a Mulsanne con l’Oreca LM P2 del DKR. Proseguiva poi Riccardo Pera, il quale si girava ad Indianapolis con la Porsche del GR Racing, propiziando l’errore anche per una Glickenhaus.

Più tardi protagonista sempre la Porsche nero-arancio, che induceva all’errore l’Alpine, che terminava nelle gomme. A parte la Porsche #56, tutte queste vetture hanno potuto riprendere la gara.

Ma il maggiore colpo di scena avviene allo scadere della diciottesima ora, con Francois Perrodo che sbatte contro il guardrail la Corvette #64 di Alexander Sims, il quale stava riprendendo la testa della GTE-Pro sulla Ferrari di James Calado.

La manovra dell’Oreca #83, che verrà punita da 3’ di Stop&Go, è stata sicuramente non voluta, propiziata da uno scarto dell’Oreca di Algarve Pro Racing che il transalpino stava passando. Coincidenza l’incidente, che lascia la Ferrari al comando della categoria con circa 16” di vantaggio sulla Porsche #91, avveniva un istante dopo l’annuncio del ritiro ufficiale dell’altra Corvette. Peraltro in casa AF Corse possono contare su freni appena rinnovati, grazie all’operazione svolta durante il periodo di Slow Zone.

Nulla è mutato invece in testa alla gara, con le due Toyota separate da un giro e la Glickenhaus #709 a 4 giri. In LM P2 Jota conduce sempre con quasi un giro di vantaggio sulla vettura del Prema Orlen, inseguita dalla seconda macchina del team inglese. Algarve Pro Racing mantiene il comando tra le Pro/Am.

In GTE-Am infine, ci sono due Aston Martin al comando, con Nicki Thiim chiamato a recuperare il drive-through comminato a Paul dalla Lana per track limits. A seguire ben tre Porsche di WeatherTech Racing, Dempsey-Proton (la #77) e Hardpoint/Absolute.

Piero Lonardo

Foto: Ferrari Races

La classifica dopo la diciottesima ora di gara

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WEC – Toyota regala un brivido. Porsche, disastro a Mulsanne

La durezza di Le Mans inizia a mostrarsi dopo l’alba, protagoniste due delle vetture al comando nelle rispettive categorie.

In GTE-Pro, durante la sedicesima ora, la Porsche #92 va lunga all’entrata di Mulsanne, probabilmente a causa di una foratura lenta al posteriore. Sembra un’uscita innocua, ma dopo pochi metri il pneumatico anteriore destro esplode, rovinando l’anteriore della 911. Dopo una lenta ricorsa verso i box, la macchina viene portata dentro il garage per le riparazioni del caso e ne riesce dopo tre giri.

Va detto che il pilota danese era già andato lungo nello stesso punto un’ora prima nel tentativo di riprendere la Ferrari di Alessandro Pier Guidi, che nel frattempo aveva ceduto il comando alla più performante Corvette di Tommy Milner. La 488 insegue ora a 17” mentre la terza piazza diventa appannaggio di Richard Lietz con la Porsche #91 a 1’46”.

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Ma l’evento piú eclatante avviene allo scadere della sedicesima ora, con la Toyota in testa di Josè Maria Lopez ferma a Mulsanne. Ennesimo problema al sistema ibrido, già accusato qui (oltre che a Spa) dalla vettura gemella in prova.

Dopo il riavvio dei sistemi la GR010-Hybrid si dirige verso i box e, dopo diversi tentativi, riesce a ripartire con un giro di ritardo dalla vettura gemella di Brendon Hartley e tre di vantaggio sulla Glickenhaus #709.

Tra le LM P2, l’Oreca Jota #38 continua indisturbata al comando con quasi un giro di vantaggio sull’esemplare di Prema. La terza piazza sembra ora appannaggio dell’altra Jota, anche a causa della penalità – la seconda dopo quella sanguinosa delle fasi iniziali – assegnata alla #31 del WRT per il contatto che vedeva protagonisti alla chicane Daytona Sean Gelael e Sebastien Boourdais del Vector Sport.

Tra le Pro/Am, ARC Bratislava perde la leadership a favore di Algarve Pro Racing a causa di una lunga sosta per sistemare delle perdite d’olio. AF Corse insegue nello stesso giro, a oltre 1’.

In GTE-Am infine il diverso ciclo di pit fa alternare al comando Alessio Picariello con la Porsche Hardpoint/Absolute e l’Aston Martin del TF Sport, ora con Ben Keating al volante. Strategie simili fanno sí che anche la terza piazza sia in bilico tra la Porsche del WeatherTech Racing e la Vantage del Northwest AMR.

Piero Lonardo

Foto: Toyota Gazoo Racing, Corvette Racing

La classifica dopo la sedicesima ora di gara

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WEC – Cambio della guardia in Toyota. Aston al comando in GTE-Am

La notte di Le Mans sta lasciando spazio alla luce del giorno e le due Toyota hanno nuovamente cambiato ordine nel corso della 14ma ora di gara.

Kamui Kobayashi, autore di un super-stint notturno, nel corso della 16ma sosta ha infatti preso il comando sulla #8, che all’alba sconta circa 26” dall’altra GR010-Hybrid. La migliore delle Glickenhaus, la #709, segue a 3 giri di ritardo mentre la #708 vittima di problemi in serata si mantiene quarta a -8 tornate.

Nel mezzo, quarta assoluta, l’Oreca Jota leader delle LM P2. Prema si è ritagliata il ruolo di inseguitore ufficiale staccandosi dalla concorrenza, che prosegue con le vetture del Panis Racing, Penske e la seconda entry Jota. Il deb Tristan Vautier sta invece trascinando ARC Bratislava tra le Pro/Am, categoria che poteva rimanere prematuramente omogenea a causa della perdita di una ruota da parte della Ligier del CD Sport, che ha ripreso comunque la via dopo le opportune riparazioni.

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In GTE-Pro una improvvisa sosta per cambiare i freni della Porsche di testa, la #92, lascia al comando al termine della 15ma ora la Ferrari del campione WEC Alessandro Pier Guidi, inseguito da presso dalla Corvette di Tommy Milner. Michael Christensen “vede” comunque gli avversari nel mirino, mentre l’altra 911 sconta un distacco maggiore, pur rimanendo nello stesso giro dei primi.

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Cambio della guardia infine in GTE-Am. Cooper MacNeil riesce infatti nell’incredibile impresa di perdere tutto il vantaggio accumulato dai teammates e deve cedere la leadership all’Aston Martin del TF Sport.

Dietro la Vantage #33 si accomoda la Porsche dell’Hardpoint/Absolute, mentre l’altra Vantage del Northwest AMR completa il quartetto di testa. Migliore tra le Ferrari la #54 di AF Corse, settima, con la #71 costretta a cedere definitivamente le armi per un problema di motore.

Piero Lonardo

Foto: Toyota Gazoo Racing, Ferrari Races, TF Sport

La classifica dopo la quattordicesima ora di gara

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WEC – Disastro Corvette ad un terzo di gara. Problemi anche per una Glickenhaus

Corvette esce con le ossa rotte dalle seconde quattro ore di gara a Le Mans. Dopo essersi ricongiunta alla vettura gemella in testa in GTE-Pro, nel corso della settima ora Nick Tandy era costretto ad una sosta extra per cambiare i freni che lo riportava dietro le due Porsche.

Il vero dramma peró accadeva poco dopo, con Antonio Garcia lento all’uscita di Indianapolis. Una prima sosta per rimettere la C8.R #63 in pista non sortiva purtroppo effetti positivi e cosí la macchina veniva riportata ai box dove veniva riscontrato un danno alle sospensioni che richiedeva una riparazione estesa. Al momento la Corvette ha perso 15 giri ed è ancora all’interno del garage.

Problemi anche per la Ferrari #52, colpita da un prototipo. I meccanici AF Corse in questo caso erano più fortunati in quanto se la cavavano con una sosta veloce. Davanti a tutti in GTE-Pro ora ci sono le due Porsche condotte da Michael Christensen e Gianmaria Bruni.

La Porsche #91 ha scontato un drive-through per costante abuso dei track limits, mentre la Ferrari di Alessandro Pier Guidi, attardata inizialmente dal la medesima penalità assestata nelle prime fasi di gara, non è comunque lontana e durante le soste si piazza fra le due 911. A seguire, a pari giri, la Corvette superstite e la 488 #52; la terza Ferrari iscritta dal Riley Motorsport prosegue ad un giro.

Davanti le due Toyota si scambiano continuamente le posizioni, in una presunta battaglia fra le due crew forse destinata al pubblico. Fatto sta che anche una delle Glickenhaus, la #708 meglio piazzata, ha dovuto subire uno stop, dovuto all’uscita di Olivier Pla, fino a quel punto impeccabile terzo ancorchè a distanza, nel corso dell’outlap del pitstop numero 10.

Glick_sunsetCome nel caso della Corvette, è stato necessario un intervento aggiuntivo che peró è stato liquidato nel lasso di cinque giri. Restando sulle Hypercar, l’uscita di pista di Andrè Negrao alle Ford nel corso della sesta ora ha ulteriormente allontanato l’Alpine dalla lotta per il vertice, lasciandola a -8 giri dalle Toyota.

Dopo i duelli del primo quarto di gara, la classifica delle LM P2 pare essersi stabilizzata, con l’Oreca #38 di Jota a precedere la vettura di Prema Racing. La crew della #9 nelle fasi precedenti pareva risultare più lenta nelle fasi connesse ai pitstop rispetto ai leader, che grazie alle strategie ad un certo punto piazzavano un uno-due con la #28, ma ora il distacco fra le due vetture di testa sembra essersi assestato intorno ai 2’.

Quale terza forza sta emergendo il TDS X Vaillante grazie al solito Mathias Beche, mentre tra le Pro/Am si sono fatti largo i campioni ELMS di Algarve Pro Racing.

In GTE-Am infine, Cooper MacNeil è riuscito a non dilapidare il congruo vantaggio accumulato dai due Pro, e la Porsche del WeatherTech continua ora a condurre con 1’30” di vantaggio sull’altra 911 del Dempsey-Proton, ora affidata a Seb Priaulx. A seguire l’Aston Martin Northwest AMR con David Pittard e l’altra Porsche dell’Hardpoint con Alessio Picariello al volante.

Da segnalare il contatto fra la Ferrari di AF Corse/APM che ha comportato lunghe riparazioni anche per la Porsche dell’incolpevole Michael Fassbender, che più tardi si girerà al ponte Dunlop. La Porsche #46 del Project 1 di Matteo Cairoli è ufficialmente il primo ritiro di questa 24 Ore.

Piero Lonardo

Foto: Porsche Motorsport, 24H Le Mans, WEC

La classifica all’ottava ora di gara

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WEC – Dopo 4 ore, cambio della guardia in Toyota. Una Corvette rallentata in GTE-Pro

Il primo sesto di gara vede le due Toyota condurre in scioltezza senza particolari problemi fino alla metà della quarta ora, allorquando Josè Maria Lopez è protagonista di un lungo alla Indianapolis a gomme fredde che lo lascia appena dietro Brendon Hartley, che ha preso la guida della Gr010-Hybrid #8.

Dietro, la Glickenhaus #709 è stata in precedenza spinta precauzionalmente all’interno del box per una breve verifica e finiva in fondo al gruppo, salvo riprendere l’Alpine, penalizzata con un drive-through per una leggerezza di Nicolas Lapierre, il quale non ha rallentato abbastanza in regime di Slow Zone.

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La A480-Gibson perderà infine ulteriore terreno perchè in stallo in pitlane, ed al momento in cui scriviamo è all’interno del box Signatech. Ad ogni modo, la migliore delle SCG 007 è ancora nel giro delle Toyota ma è staccata di 1’08” dal leader.

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Interessante invece la lotta tra le LM P2 dietro la L’Oreca #38 di Jota e quella di Penske, la vettura di Prema Racing fa l’elastico tra la terza e la sesta posizione dopo un grande stint da parte di Lorenzo Colombo e ora occupa l’ottava piazza virtuale (è in corso il settimo round di pitstop) con Jota che piazza anche l’altra vettura in P2 davanti alla WRT #32 e a Penske. Migliore delle Pro/Am, la vettura di AF Corse con Alessio Rovera al volante, mentre il DKR è sceso in classifica a seguito di un contatto da parte di Jean Glorieux, uno dei tanti deb della categoria.

L’Oreca #83 si è resa incolpevolmente protagonista del contatto con la Ferrari #75 Iron Lynx di Pierre Ehret al termine della seconda ora. Tutte le 62 vetture iscritte sono comunque ancora in gara, anche l’Oreca del Vector Sport, risalita sino alla decima posizione, nelle gomme di Indianapolis a cura di Ryan Cullen.

La Corvette di testa è invece rimasta intruppata nel gioco delle Slow Zone nell’outlap, e ha dovuto cedere la leadership delle GTE-Pro alla gemella, ora guidata da Nick Catsburg. La C8.R #63 mantiene ora 33” di vantaggio sull’accoppiata Porsche. Più lontane le due Ferrari AF Corse, entrambe ancora nello stesso giro nonostante la penalità per track limits assegnata ad Alessandro Pier Guidi. Chiude la categoria la 488 del Riley Motorsports.

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In GTE-Am infine, è stata la volta dei gentleman, tra cui anche Michael Fassbender, al volante della Porsche Proton #93. Ad ogni modo, non è questa la 911 ora al comando, bensí l’esemplare del WeatherTech racing con Thomas Merrill al volante, il quale conduce con il robusto vantaggio di 1’30” sulla #77 del Dempsey-Proton di Christian Ried e sulla Aston Martin AMR di Paul Dalla Lana.

Migliore delle Ferrari, la #54 AF Corse con Francesco Castellacci, P5. Da segnalare il crash ad Indianapolis, per Nicolas Leutweiler, salito nell’abitacolo della Porsche precedentemente al comando del Project 1.

Piero Lonardo

Foto: Corvette Racing, Toyota Gazoo Racing, 24H Le Mans, WEC, Porsche Motorsport

La classifica alla quarta ora di gara

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WEC – Le Mans, Start: Toyota in controllo. Jota, DKR, Corvette e Project 1 leader nelle altre classi

La 90ma edizione della 24 Ore di Le Mans inizia col botto nel senso proprio della parola, a causa del contatto fra due delle protagoniste in LM P2, l’Oreca #22 di United Autosports e la #31 del WRT. E’ la prima ad avere la peggio, arenandosi nella sabbia a lato di curva 1.

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Davanti Sebastien Buemi e Mike Conway dalla prima fila si involano senza problemi sulle due Glickenhaus che hanno la meglio sull’Alpine, superata anche dall’Oreca LM P2 di Prema di Robert Kubica. Occorreranno un paio di giri a Nicolas Lapierre per riprendere il proprio posto in coda alle alter Hypercar.

Nessun problema invece per le Corvette in GTE-Pro, che mantengono la posizione di partenza mentre le due Porsche e le due Ferrari AF Corse presto le invertono, con Kevin Estre davanti a Fred Makowiecki e James Calado più avanti a prendere la P5 su Miguel Molina.

In GTE-Am invece la leadership Ferrari dura un amen e Harry Tincknell, il migliore tra le Porsche in qualifica, si appropria della prima posizione seguito da Ben Barker sull’esemplare del GR Racing.

Allo scadere della Slow Zone invocata dalla Direzione gara anche per la defaillance dell’Oreca LM P2 dell’Algarve Pro Racing di Sophia Florsch, lenta lungo il circuito per aver “cotto” l’attuatore del cambio nel giro di ricognizione, si fanno avanti le altre Porsche GTE-Am, particolarmente quella di Matteo Cairoli, che scala tutta la graduatoria per innalzarsi al comando della categoria. Dopo poco più di 20’ ci sono ben 6 Porsche davanti.

Le LM P2 inaugurano il primo giro di pit, e Rast si ritrova al comando fino all’inevitabile penalità di 1’ di Stop&Go per l’incidente in partenza. La leadership di classe passa quindi ad Antonio Felix da Costa, grazie all’efficienza del box Jota. Tra le Pro/Am, è Laurents Hörr, protagonista come diversi altri di un fuoripista nel warm-up della primissima mattinata, a condurre per il DKR sulla vettura di AF Corse.

Poco dopo è la volta delle Hypercar, e le Toyota approfittano per scambiare le posizioni, con Conway a prendere la testa della gara su Buemi, che lamenta sovrasterzo per radio. La nota positiva, aldilà dei distacchi, che si attestano già sui 22″ da parte del leader nei confronti delle Glickenhaus, e di 30″ sull’Alpine, consiste nel fatto che tutte e cinque le vetture hanno effettuato la prima sosta nel lasso di due giri.

Piero Lonardo

Foto: 24H Le Mans, WEC

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WEC – Le Mans: parziale dietrofront sul BoP per Alpine e Ferrari alla vigilia dello start

Ennesimo colpo di scena sul tema Balance of Performance alla 24 Ore di Le Mans. Le prestazioni nella Hyperpole da parte dell’Alpine che sono valse il terzo tempo in griglia a 4 decimi appena dalla migliore delle Toyota, hanno convinto l’ACO a modificare nuovamente le equivalenze delle Hypercar.

Per la gara l’ex-Rebellion R13 potrà disporre di 10 kW in meno rispetto a ieri, essendo stato portato il limite massimo a 417 kW, sempre a parità di peso.

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Ma non si tratta dell’unica modifica apportata alle equivalenze, perchè le Ferrari, che al contrario dopo il livellamento al basso di ieri si sono a fatica portate a 1”8 dalla Corvette in pole di Nick Tandy, sono state graziate di “ben” 0,02 bar di pressione al turbo in GTE-Pro e di 0,01 bar in GTE-Am.

Ricordiamo che dopo la Journèe Test, le 488 erano state castrate con -0,07 e -0,06 bar, oltre che da una riduzione della capacità del serbatoio di 3 litri in entrambe le categorie; quest’ultimo aspetto non è stato toccato dall’Endurance Committee, che in GTE-Pro correranno con 87 litri contro i 98 delle Corvette ed i 102 delle Porsche.

Atteso che non è la prima volta che il BoP viene modificato a ridosso della gara, speriamo che queste modifiche possano portare ad una gara realmente equa tra gli equipaggi, e di non dover assistere – anche se 24 ore son lunghe e può accadere di tutto – ad un monologo di Toyota nella classe regina e di Corvette, Porsche in GTE-Pro, classe che ricordiamo è all’ultima apparizione dopo quanto diffuso stamane nella consueta conferenza dell’ACO.

Piero Lonardo

Foto: 24HLeMans, Ferrari Races