I punteggi doppi di Le Mans hanno modificato sensibilmente le classifiche del World Endurance Championship 2021.
Va subito detto che per una volta non vi è stata alcuna penalizzazione o squalifica post-gara durante le verifiche tecniche eseguite nella giornata del lunedi, per cui sono stati confermati i risultati della pista; ricordiamoci però che i punteggi vengono attribuiti solo alle vetture iscritte alla serie mondiale.
Nella categoria regina, la doppietta Toyota con la seconda vittoria stagionale della #7, porta Mike Conway, Kamui Kobayashi e Josè Maria Lopez davanti ai compagni di squadra con 120 punti contro 111. Con 63 punti ancora potenzialmente in palio nelle due gare del Bahrain però, l’Alpine non è ancora potenzialmente tagliata fuori dalla lotta per il titolo, a quota 90 dopo il bel terzo posto di Lapierre e soci.
La dirigenza Alpine ha peraltro chiesto alla FIA e all’ACO di poter mantenere in gara la A480-Gibson LM P1 anche per la prossima stagione, in attesa delle decisioni del gruppo Renault sulla futura Hypercar, che dovrebbero comunque essere rese note entro la fine dell’anno.
Dopo la bella prestazione al debutto sulla Sarthe, speriamo di vedere almeno una Glickenhaus in Bahrain…
Nelle classifiche che più riguardano da vicino i colori italiani, vale a dire quelle delle GT, James Calado e Alessandro Pier Guidi passano gloriosamente al comando tra i piloti con 124 punti contro i 112 derivanti dal secondo posto (terzo in gara dietro la Corvette #63) di Kevin Estre e Neel Jani.
Ben distanziati e con flebili speranze di titolo Gianmaria Bruni e Richard Lietz a quota 75, mentre il secondo sfortunatissimo equipaggio Ferrari composto da Miguel Molina a Daniel Serra deve già abbandonare ogni sogno di gloria. Mentre il differenziale tra le due 488 GTE Evo di AF Corse puó essere attribuito in gran parte alla sfortuna sulla Sarthe, pare che il problema della Porsche #91 risieda – secondo quanto recepito da alcune “gole profonde” – nella scarsa competitività della vettura rispetto alla gemella. Vedremo se la casa di Stoccarda riuscirà a porre rimedio e a garantire ai due veterani un mezzo ugualmente all’altezza.
Alessio Rovera, Nicklas Nielsen e Francois Perrodo invece, senza quel problema ad inizio gara in Portogallo starebbero già festeggiando il titolo fra le GTE-Am per AF Corse. Con 36,5 punti di gap, Ben Keating, Felipe Fraga e Dylan Pereira hanno limitato i danni con un bel secondo posto dopo le prove sfortunate di Portimao e Monza, ma chi ha più da dolersi dal risultato di Le Mans è sicuramente Cetilar Racing.
L’owner/patron/deus ex machina del progetto, Roberto Lacorte, ha postato via social un accorato report che si conclude in sostanza con un mea culpa per il contatto che ha posto fine alla gara dell’equipaggio nostrano; purtroppo l’occasione, viste anche le prestazioni in pista della Ferrari #47 e dei suoi piloti, era ghiotta, e lo zero in casella va a vanificare, dopo il passo falso di Monza, lo splendido inizio di stagione, riducendo le speranze di titolo al lumicino.
Tra le LM P2 invece, la vittoria della WRT “giusta” (cioè quella che corre nel WEC) riporta in quota Robin Frijns, Ferdinand von Habsburg e Charles Milesi per il titolo di categoria, piazzandoli al secondo posto ad un solo punto di distacco (89 contro 88) da Sean Gelael, Stoffel Vandoorne e Tom Blomqvist sulla Jota #28 che, attenzione, fin qui non hanno mai vinto una gara.
L’equipaggio della Jota di punta invece, dopo l’errore di inizio gara, ha potuto recuperare sino a siglare il quarto posto (ottavi al traguardo dietro tante vetture dell’ELMS) che li lascia assolutamente in contention, a -8 dai compagni di squadra.
Speranze ancora vivissime anche per Phil Hanson, in solitario a quota 76, e anche per i passisti dell’Inter-Europol, Alex Brundle e Kuba Smiechowski, a 67 punti.
Filipe Albuquerque, campione in carica insieme ad Hanson della categoria, tornerà anche il prossimo anno a vestire i colori di United Autosports, che schiererà due vetture full-time WEC. Da parte nostra sarà un piacere poter rivedere il simpaticissimo e disponibilissimo pilota portoghese anche da questa parte dell’Oceano.
Da segnalare che l’Oreca dei “quasi vincitori” Robert Kubica, Yifei Ye e Jean-Louis Deletraz il lunedí delle verifiche si è accesa al primo colpo; imputato della defaillance all’ultimo giro in stile Nakajima, dopo che i primi indizi si erano rivolti verso un sensore dell’acceleratore, un banale corto circuito. Nel serbatoio sono stati trovati inoltre ben 20 litri di carburante che avrebbero permesso agevolmente al driver cinese di transitare sotto la bandiera a scacchi.
Nella nuova categoria LM P2 Pro/Am, Juan Pablo Montoya sta spianando la strada al rampollo Sebastian (che in futuro dovrebbe vestire i colori di DragonSpeed), e con la prima sospirata vittoria ha portato l’equipaggio dell’Oreca #21 composto anche dal vulcanico Henrik Hedman e da Ben Hanley al top con 110 punti contro i 104 di Frits van Eerd ed i 101 di Esteban Garcia e Norman Nato del Realteam.
Particolare menzione all’equipaggio dell’Oreca dell’Association SRT41 di Frédéric Sausset, che dopo il primo exploit del 2016, ha concluso ancora una volta la gara, ancorchè con 37 giri di distacco. Ricordiamo che insieme a Mathieu Lahaye hanno condiviso l’abitacolo i diversamente abili Takuma Aoki e Nigel Bailly, cui va tutta la nostra ammirazione.
Una nota particolare, in negativo, va infine alla stampa italiana che ha seguito questa 24 Ore, che si è trasformata in 48 ore per Ansa e Sky, è stata vinta da John Elkann per Autosprint, ed è stata persa all’ultimo giro da Robert Kubica per Il Giornale. Una sola domanda: PERCHÉ?
Piero Lonardo
L’ordine di arrivo della 89ma 24 ore di Le Mans
Foto: Piero Lonardo