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Barbosa

USCC – Barbosa scaricato dal JDC-Miller. Angelelli torna in Italia

Con una mossa a sorpresa, il JDC-Miller Motorsports ha annunciato oggi che Joao Barbosa non è più uno dei suoi piloti.

Il veterano portoghese, anche se i social parlano di divorzio consensuale, forse ha scontato a caro prezzo il finale di gara di Mid-Ohio, dove nello stint finale di sua competenza, dopo che Sebastien Bourdais aveva arpionato l’ennesimo podio dietro le due Acura Penske, è scivolato in sesta posizione, cioè ultimo dei classificati tra le DPi.

Fino alla gara del Midwest, l’equipaggio di punta del team del Minnesota, che schiera anche una seconda DPi V.R, era stabilmente terzo in classifica nel WeatherTech SportsCar Championship, vantando sei arrivi nella top five in altrettante gare. Ora Bourdais, che il prossimo anno abbandonerà il ruolo full-time per concentrarsi nuovamente sull’IndyCar, insegue in quinta posizione a 9 punti dai leader del WTR, Renger van der Zande e Ryan Briscoe

Al posto di Barbosa nelle ultime tre gare stagionali ci sarà Tristan Vautier, già sulla Cadillac #5 nella recente 6 ore di Atlanta, mentre Loic Duval dovrebbe fungere da terzo pilota a Sebring e alla Petit Le Mans.

L’appuntamento con il WeatherTech SportsCar Championship è per il 9 ottobre a Charlotte, dove saranno di scena le sole GT. Il trittico finale della serie 2020 inizierà invece il 17 ottobre con la 23ma edizione della Petit Le Mans, per poi concludersi a Sebring, passando per Laguna Seca.

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Quella che coinvolge Barbosa e Vautier non è peraltro l’ultima novità in tema di equipaggi: alla Petit vi sarà il ritorno della Porsche dello Pfaff Motorsports a rinfoltire i ranghi delle GTD con Dennis Olsen, Lars Kern e Zach Robichon. Il team canadese salterà quasi certamente causa quarantena obbligatoria la gara californiana con buone speranze però di ripresentarsi a Sebring. Sempre nella categoria, annunciata la novità Jeff Kingsley al fianco di Paul Holton sulla McLaren del Compass Racing al posto di Corey Fergus, la cui moglie darà presto alla luce il primo figlio.

Anche l’Oreca LM P2 di Starworks dovrebbe essere nuovamente della partita a Road Atlanta dopo un periodo di stop, con la novità Mikkel Jensen, che dovrebbe bissare con Sebring, mentre sempre per la Georgia è stato annunciato il debutto di Inter-Europol per la prima volta con un’Oreca LM P2 affidata al campione in carica delle Prototype Challlenge, Justin McCusker, a Rob Hodes ed al “regular” Kuba Jakub Smiechowski.

Novità in negativo, seppure in chiave 2021 in casa Mazda. Il costruttore nipponico ha infatti annunciato che il programma DPi per il prossimo anno verrà ridotto ad una sola unità Oliver Jarvis ed Harry Tincknell, con Jonathan Bomarito quale terzo pilota per le gare lunghe.

Tristan Nunez, da sempre coinvolto nei programmi Mazda, fungerà da ambasciatore del marchio, che tende un occhio alla nuova piattaforma LMDh, che dovrebbe debuttare nel corso del 2022.

Grande successo sta invece avendo l’ammissione delle LM P3 nel calendario del prossimo anno. L’IMSA ha già reso noto che dovrà operare delle scelte sui team da ammettere in griglia, tra cui non dovrebbe mancare, almeno a Daytona, United Autosports. Il team di Zak Brown e Richard Dean ha già fatto sapere di voler essere al via del season opener con due JS P320, ovviamente previa accettazione dell’iscrizione da parte dell’ente organizzatore.

WTR

A sorpresa infine, Max Angelelli si è separato dal vecchio compagno di avventure Wayne Taylor. Il due volte vincitore di Daytona ha ceduto il suo 49% del Wayne Taylor Racing per trascorrere più tempo in Italia con la sua famiglia. Forse determinanti nella decisione, dopo oltre 20 anni di militanza agonistica negli States, i motivi di salute che lo scorso anno hanno tenuto il bolognese lontano dal muretto dei box. Auguriamo ad Angelelli il meglio in questa sua nuova dimensione.

Piero Lonardo

Foto: JDC Motorsports, Piero Lonardo, Wayne Taylor Racing

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ELMS – Albuquerque-Hanson, titolo già a Monza?

A Monza il prossimo weekend si svolgerà il quarto atto dell’European Le Mans Series 2020, e dal tracciato brianzolo Filipe Albuquerque e Phil Hanson, reduci dal recente trionfo di Le Mans tra le LM P2 insieme a Paul di Resta, potrebbero facilmente uscire col titolo continentale con una gara di anticipo.

Basterebbe che i due alfieri di United Autosports mantenessero almeno 26 dei 29 punti che li separano attualmente dagli inseguitori più prossimi, vale a dire l’altro equipaggio del team diretto da Zak Brown e Richard Dean, formato da Alex Brundle, Job van Uitert e Will Owen.

Ancora in gioco, dietro il trio dell’Oreca #32, rispettivamente a quota -32 e -33, anche Roman Rusinov e Mikkel Jensen del G-Drive, che anche a Monza potranno usufruire dell’esperienza di Jean-Eric Vergne, ed il Graff di Alexandre Cougnaud, James Allen e dell’ex-reserve driver Toyota, Thomas Laurent.

Il plateau delle LM P2 assommerà come a Le Castellet, a 15 unità, con la novità Arjun Maini a prendere il posto di Loic Duval sull’Oreca #24 dell’Algarve Pro Racing. Presente inoltre la vettura #27 del DragonSpeed al posto della #21, e che sarà pilotata, oltre che da Ben Hanley, da Henrik Hedman e Charle Milesi, in luogo del campione in carica Memo Rojas e di Timothè Buret.

Un pelo più serrata invece la classifica delle LM P3, che vede condurre l’equipaggio della Ligier #2 di United Autosports, nonostante il ritiro del Paul Ricard, con 14 punti di vantaggio sul Realteam. Anche qui presenti le medesime 12 unità, con le uniche novità per RLR MSport, che acquisisce la giovane promessa lituana Gustas Grinbergas al posto dello statunitense Robert Megennis dal BHK, che insieme a Lorenzo Veglia presenterà invece il belga Tom Cloet ed il francese Philippe Paillot.

Unica defezione rispetto all’ultimo round, che porta ad un totale di 34 vetture complessive, tra le GTE, dove non è presente fra gli iscritti la Ferrari AF Corse #51. La lotta per il primato vede appaiate a quota 56 punti l’equipaggio della Porsche Proton #77 formato da Michele Beretta, Alessio Picariello e Christian Ried e la Ferrari Kessel di Michael Broniszewski e David Perel. Questi ultimi dopo due gare torneranno a condividere l’abitacolo col polesitter del season opener, Nicky Cadei.

La vittoria nella Paul Ricard 240 ha inoltre rilanciato anche le speranze della Ferrari AF Corse #55 di Duncan Cameron, Matt Griffin ed Aaron Scott, che insegue ora a -16 nonostante uno zero in casella nel primo round. Proprio a causa della vittoria nella 4 Ore di Le Castellet, la Porsche #77 viaggerà con 25 kg di zavorra esattamente come le altre due contender.

L’azione in pista a Monza, rigorosamente a porte chiuse, inizierà alle 9.30 di venerdì 9 ottobre con le prime libere. Qualifiche sabato 10 a partire dalle 13.40 e start della 4 Ore alle ore 11 di domenica 11 ottobre.

Piero Lonardo

L’entry list di Monza

Foto: Piero Lonardo

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USCC – Mid-Ohio, Qualifiche e Gara: Castroneves-Ricky Taylor, tre di fila

Sembrano averci preso gusto Helio Castroneves e Ricky Taylor, protagonisti a Mid-Ohio della terza vittoria di fila della Acura #7 nel WeatherTech SportsCar Championship.

Le due DPi del Team Penske, qui sul circuito di casa (lo stabilimento Acura dista meno di 100 km dalla pista) hanno dominato libere e qualifiche, conquistando nella primissima mattinata odierna la pole position con Dane Cameron a precedere di appena 16 millesimi il popolare “Spider-man”.

Nelle altre due classi, assenti come noto le LM P2, si imponevano Jordan Taylor con la Corvette #3 e Aaron Telitz con la Lexus #12. Gar Robison, P4 tra le GTD con la McLaren del Compass Racing, veniva retrocesso in fondo allo schieramento per altezza da terra non conforme

Al via però Castroneves si lasciava sorprendere dalla Cadillac di Pipo Derani e dalla Mazda di Jonathan Bomarito, i quali davano la caccia a Cameron. Facevano le spese della bagarre della partenza altri due protagonisti, Jesse Krohn con la BMW M8 GTE #24 e Frankie Montecalvo con la Lexus #12. Il primo riprendeva dal fondo dello schieramento dopo un’uscita di strada, mentre per la RC F GT3, col cofano anteriore vistosamente danneggiato, iniziava un lungo calvario di soste mentre il compagno di squadra Telitz perdeva la leadership della categoria a favore dell’Acura di Matethw McMurry. Frattanto le due Corvette si riavvicendavano in testa alla GTLM a causa di un errore di Oliver Gavin, che in partenza aveva superato Jordan Taylor.

Il primo colpo di scena dopo appena 35 minuti, con la Mazda di Oliver Jarvis protagonista di un duro contatto con la BMW M6 GT3 di Robbie Foley, che rimaneva ferma lungo la pista. Della prima neutralizzazione approfittavano tutte le DPi, con Castroneves che riprendeva la terza piazza anticipando un doppio giro di penalizzazioni per le Mazda, che erano costrette ora ad inseguire dal fondo.

La leadership di Juan Pablo Montoya, subentrato a Cameron, era però di breve durata, perché il colombiano andava largo in curva 6 in fase di doppiaggio, perdendo un paio di posizioni a favore di Derani e Castroneves.

La seconda Full Course Yellow dopo 90’ di gara, per un contatto fra l’Audi di Rob Ferriol e la Lamborghini di Andy Lally, ritenuto colpevole del contatto dalla direzione gara. Montoya ne approfittava per ritornare al comando grazie ad un lunghissimo doppio stint delle sue Michelin, mentre era cCambio della guardia anche tra le due BMW, con la #24, ora nelle mani di Connor de Philippi, a superare John Edwards. Ricordiamo che la GTLM oggi era orfana delle due Porsche a causa del contagio di alcuni meccanici sopravvenuto a Le Mans che ha consigliato i vertici sportivi della casa di Stoccarda di lasciare a casa i propri piloti.

In GTD erano Jack Hawksworth e Paul Holton ad approfittare della situazione, rifornendo un attimo prima della chiusura della corsia box, costringendo Mario Farnbacher, ora al volante sull’Acura capolista, ad inseguire. Il pilota tedesco a meno di un’ora dal termine veniva buttato fuori in malo modo dal pilota della McLaren, ritenuto colpevole di condotta antisportiva dai marshals e penalizzato con uno Stop&Go+30”.

Davanti, erano le due Acura DPi a menare le danze, con Montoya che cedeva il comando a Ricky Taylor, subentrato a Castroneves, che a sua volta doveva contenere l’assalto di Felipe Nasr, ora sulla Cadillac #31. A poco più di 40’ dal termine terminava anche la lunghissima prova di Sebastien Bourdais, che portava la Cadillac del Mustang Sampling/JDC Miller sino alla terza piazza. Meno fortuna invece per l’altra vettura del team, con Tristan Vautier costretto a parcheggiare lungo la pista, provocando la terza neutralizzazione.

I 20 minuti di shooutout finale vedevano l’assalto di Montoya, finalmente con gomme fresche, al podio. Uno dopo l’altro gli avversari cedevano al ritmo forsennato dl colombiano, che purtroppo ad appena 7’ dalla bandiera a scacchi andava in testacoda in curva 1 un attimo dopo aver segnato il best lap della gara. Terminava così con Ricky Taylor a precedere di 6 decimi sotto la bandiera a scacchi la Cadillac di Nasr per la terza vittoria di fila su sei gare. Più lontana l’altra Cadillac del WTR e le due Mazda, mentre Montoya chiudeva in P7, dietro anche la Cadillac di Bourdais e Barbosa.

Podium

Nella cortissima classifica generale, il WTR continua a condure con 180 punti contro i 177 del solo Pipo Derani, ed i 175 dei vincitori odierni. A seguire con 172 Tincknell e Bomarito, inseguiti ad una lunghezza da Bourdais e Barboba e a 5 dai compagni di squadra Jarvis e Nunez.

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In GTLM, con la vittoria odierna, la quarta in stagione, Jordan Taylor ed Antonio Garcia allungano ulteriormente sui compagni di squadra Gavin e Milner, portando a 18 punti il proprio vantaggio in classifica.

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Telitz ed Hawksworth dal canto tornano alla vittoria tra le GTD dopo il Grand Prix of Sebring ed accorciano sull’equipaggio della Acura campione in carica, quinto al traguardo. Nel mezzo a completare la top five di categoria, la Mercedes del Riley Motorsports, capace di resistere all’assalto finale della Porsche di Patrick Long, e l’Aston Martin dello Heart of Racing, graziata ancora una volta da un BoP favorevole (-30 kg).

La massima serie endurance americana tornerà il 9 ottobre per il round tutto GT di Charlotte, che ricordiamo è andato a sostituire la gara di Lime Rock. DPi ed LM P2 torneranno ad essere della partita invece il 17 ottobre per la 23ma Petit Le Mans.

Piero Lonardo

I risultati delle Qualifiche

L’ordine di arrivo

Foto: IMSA, Team Penske

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WEC – Neveu lascia a fine anno. Niente Rebellion in Bahrain

La 24 Ore di Le Mans 2020 è stata l’ultima di Gérard Neveu quale CEO della LMEM (Le Mans Endurance Management). Neveu ha infatti serenamente annunciato le proprie dimissioni dall’organizzazione, a valere dal 31 dicembre prossimo, a ridosso della gara.

Dopo nove anni alla testa di questo superbo programma, penso che sia giunto il momento di passare il testimone e permettere a nuova linfa di entrare nell’organizzazione diretta Pierre Fillon – ha affermato Neveu – Nei prossimi mesi si scriveranno grandi pagine di storia dell’endurance, in particolare con l’introduzione delle LMH e delle LMDh, e non ho dubbi riguardo al successo che avranno questi campionati sotto l’egida dell’ACO. Fino ad allora, farò del mio meglio per terminare la stagione 2020 nel miglior modo possibile. Poi sarà tempo per me di definire un diverso percorso personale nel 2021.”

Avvicinato da alcuni media, Neveu ha confermato di non avere al momento alcuna indicazione certa sul proprio futuro professionale, ma non sarebbe peregrino scommettere su una chiamata in FIA da parte di Jean Todt. Nessuna indiscrezione finora invece riguardo al suo successore in ambito LMEM/WEC.

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Nel frattempo, Rebellion ha annunciato che salterà l’ultima gara del WEC in Bahrain, a causa del notevole distacco in classifica nei confronti delle Toyota, che renderebbe pressochè impossibile la conquista del titolo da parte del team svizzero.

Sappiamo per certo che questa non sarà l’unica defezione del season finale, che vedrebbe l’ultima apparizione in pista delle TS050-Hybrid quale uniche LM P1 iscritte.

In realtà, come anticipavamo su queste pagine nei giorni scorsi, anche la stagione 2021 presenta grossi punti interrogativi, a partire dalla sua apertura a Sebring.

Lo stesso Neveu ha ammesso ad un media particolarmente vicino all’organizzazione di avere un “Piano B” qualora la situazione sanitaria in Florida non si fosse ancora stabilizzata in marzo. Noi non ne avevamo dubbi, e non possiamo che appoggiare la strategia prudenziale dell’attuale CEO WEC, che ricordiamo ha iniziato la propria carriera manageriale quale direttore del Circuit Paul Ricard dal 2001.

Piero Lonardo

Foto: Piero Lonardo

Acuras

USCC – Solo 24 a Mid-Ohio. Acura DPi per WTR e MSR nel 2021

Dopo Le Mans, l’endurance mondiale ritorna ai campionati continentali, ed il primo a scendere in pista è il WeatherTech SportsCar Championship con la gara di Mid-Ohio, che sarò aperta a 6.000 spettatori.

Come già diffuso su queste pagine, a seguito del contagio avvenuto all’interno del Team Manthey, le due Porsche ufficiali non saranno della partita, così come anche la Ferrari di Scuderia Corsa, ancorchè con diverse motivazioni che nulla hanno a che vedere col COVID.

La lista dei partecipanti si riduce così, a causa dell’assenza anche delle LM P2, non previste dalla schedule, dalle nominali 27 a 24 macchine, con le sole Corvette e BMW a gareggiare in GTLM.

Novità tra le DPi, con Gabriel Aubry ad affiancare Tristan Vautier in una line-up tutta tricoleur la Cadillac #85 del JDC-Miller, che perde anche la classica colorazione gialla per la quale era soprannominata “Banana boat”.

JDC

Da segnalare, oltre al rientro dei tanti partecipanti alla 24 Ore della Sarthe, tra cui Harry Tincknell, rinforzo di lusso sulla Aston Martin vincitrice in GTE-Pro, il ritorno di un paio di vetture nella GTD, l’Acura NSX GT3 del Gradient Racing e l’Audi dell’Hardpoint Racing, impegnate nella Michelin Sprint Cup. La R8 LMS parteciperà inoltre anche ai due appuntamenti finali del campionato, la Petit Le Mans e la 12 Ore di Sebring.

Dal punto di vista del Balance of Performance, solo cambiamenti marginali per le DPi (3 litri in più per Cadillac e Mazda rispetto alla 6 ore di Road Atlanta) a parte i ben 30 kg di abbuono per la Aston Martin GT3. Sempre nella GTD, variazioni minime alle capacità dei serbatoi di Lexus (+2 litri) Porsche (+1 litro) ed Acura (-1 litro).

Ma le notizie più importanti del momento provengono fuori dal paddock, con Acura che ha scelto il Wayne Taylor Racing ed il Meyer Shank Racing per gestire in pista le sue ARX-05 DPi, che come noto dalla stagione 2021 saranno orfane del Team Penske.

Per Taylor si tratta di un ritorno alle origini, dopo un lunghissimo sodalizio col gruppo GM, avendo già corso negli anni ’90 con le vetture del marchio giapponese, mentre per Shank si tratta dell’evoluzione del rapporto instaurato con le NSX GT3, già campioni lo scorso anno tra le GTD, NSX che dalla prossima stagione dovranno essere schierate da altri.

L’appuntamento in pista è per le 6.10 PM locali di venerdì 25 settembre con le prime libere. Sabato in programma la seconda sessione di libere alle 10.55 AM, mentre qualifiche e gara, quest’ultima della durata classica di due ore e 40 minuti, entrambe domenica 27, a partire rispettivamente dalle 8.00 AM e dalle 2.05 PM.

Piero Lonardo

L’entry list di Mid-Ohio

Foto: JDC, Acura

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Le Mans Cup – Road to Le Mans: DKR e Cool Racing, una a testa

A contorno della 24 Ore di Le Mans, si è svolta nel weekend la quinta edizione della Road to Le Mans. Le due manches sul Circuit de la Sarthe erano valide quali quarta e quinta prova della Michelin Le Mans Cup 2020.

Come sempre pioggia di iscritti, ben 34, con diverse wild card, ben 11, tra cui spiccavano la Lamborghini dell’FFF Racing di Andrea Caldarelli e Hiroshi Hamaguchi tra le GT3 mentre i ranghi delle LM P3 venivano infoltiti dalle vetture provenienti dall’ELMS come ad esempio le due ulteriori entry di United Autosports e le Ligier di Eurointernational e Real Team Racing.

Le due sessioni di qualifica, svoltesi nella giornata di venerdì, premiavano per gara-1 il capolista ELMS di United Autosports Wayne Boyd davanti alla vettura dell’Eurointernational di Niko Kari, mentre per gara-2, con I driver bronze alla ribalta, Nicolas Maulini del Cool Racing davanti a Jean Glorieux con la Duqueine capolista della le Mans Cup del DKR Engineering. Tra le GT3, dominio della Lambo in entrambe le sessioni.

Purtroppo per Eurointernational, che si era ben piazzata col quarto tempo anche nelle qualifiche-2, l’estintore di bordo veniva trovato semivuoto ed i tempi ottenuti da Niko Kari e François Heriau venivano cancellati dalla direzione gara.

Nella prima manche, disputatasi a ridosso delle qualifiche, Boyd partiva bene così come Maulini, che però più tardi era costretto a cedere la seconda piazza a David Droux con la macchina del Realteam. Quest’ultima vettura si ritrovava al comando dopo la sosta obbligatoria su John Schauerman ed Edouard Cauhaupe, subentrati a Boyd e a Maulini.

Cauhaupe si sbarazzava dei due contender e balzava in testa, ma a poche curve dal traguardo doveva a propria volta cedere a Laurents Hörr e alla entry del DKR, che nella seconda parte di gara si era fatto largo sulla concorrenza.

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Tra le GT3, Hamaguchi e Caldarelli non hanno avuto rivali, conducendo sin dallo start, terminando con oltre 16” di vantaggio sulla Ferrari Iron Lynx di Rino Mastronardi e Giacomo Piccini, che si aggiudicavano il punteggio pieno per la classifica generale.

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Gara-2 sabato mattina si svolgeva su una pista bagnata dal temporale notturno e sanciva la vendetta da parte di Cool Racing sul DKR, che transitavano sul traguardo a posizioni invertite rispetto a gara-1. La Lamborghini dell’FFF Racing dal canto suo bissava la vittoria del giorno prima tra le GT3, precedendo questa volta di pochissimo, appena 0,4”, la Ferrari del Kessel Racing di Michael Broniszewski e David Perel. Terza classificata un’altra wild card, la Ferrari dello SKY Tempesta Racing di Chris Froggatt e Jonathan Hui.

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In classifica generale, a due gare dal termine, Cauhaupe e Maulini rosicchiano appena un punto a Glorieux ed Hörr, che ora conducono con 80 punti contro i 61 dei due transalpini. P3 per il vincitore della Le Castellet 120, Maurice Smith, qui sul gradino basso del podio in entrambe le manches insieme al fido Matt Bell, a quota 55.

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Tra le GT3, distacco invariato tra Rino Mastronardi, capolista con 90 punti, e l’accoppiata della 488 Kessel #74 di Broniszewski e Perel con 62, Nel mezzo l’altro pilota della Ferrari #8 di Iron Lynx, Giacomo Piccini, assente nell’ultimo round al Paul Ricard, a quota 75.

Il prossimo appuntamento, il penultimo della stagione 2020 per la Michelin Le Mans Cup, a Monza il 10 ottobre.

Piero Lonardo

L’ordine di arrivo di gara 1

L’ordine di arrivo di gara 2

Foto: Piero Lonardo

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Una Le Mans particolare

Sapevamo che questa edizione della 24 Ore di Le Mans sarebbe stata particolare. La realtà degli eventi nella sua totalità però è stata tangibile solo per i pochi addetti ai lavori che hanno operato, insieme a team, piloti e ovviamente all’ACO, nella cosiddetta “settimana santa”. Mi è sembrato interessante quindi darvi il mio punto di vista.

Diciamo innanzi tutto che le limitazioni a causa COVID, a prescindere dallo spostamento della data, sono state tante. In primis la separazione totale, all’interno del circuito, tra media e paddock, separazione che ha costretto i pochi media accreditati a svolgere il proprio mestiere di informare in modo diverso.

Parliamo di percorsi allungati per aggirare la famigerata zona rossa, presidiata come non mai dagli addetti del circuito, ma anche di interviste via Zoom oppure da prenotare con largo anticipo nei salottini abitualmente dedicati alle ospitalità. Questo modo di lavorare non ha incontrato granchè il favore dei giornalisti, che hanno ovviamente preferito il contatto diretto con il pilota o il team “di fiducia”.

Grandi difficoltà anche ai box dove, sempre per la regola della separazione, gli accessi sono stati limitati a coloro che erano stati nominati dal team, ma anche nella infinita pitlane, abitualmente presidiata da ogni tipo di fotografo, questa volta invece semi-deserta, specie durante la notte, resa ancor più lunga dall’orario settembrino.

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Chi vi scrive ha avuto l’immensa fortuna di poter partecipare dal vivo a tutto questo. Una volta tanto è mancato l’accesso completo alla pitlane, ma è stato comunque un grande onore prendervi parte. L’atmosfera in pista con le enormi tribune vuote poteva dare il la a qualche lacrimuccia, che però, in totale onestà, veniva compensata dalla migliore accessibilità alla pista, oltre che da una maggiore disponibilità degli addetti ai lavori.

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Capiamoci bene, per dominare un evento che normalmente richiama annualmente dalle 150.000 alle 250.000 persone da tutto il mondo occorre forzatamente una sorta di pugno di ferro, che però spesso e volentieri in questa edizione a porte chiuse ha lasciato spazio a quell’abituale venirsi incontro che il più delle volte si riscontra in circuito tra marshals, sicurezza e media, pur sempre nel rispetto delle regole.

Chi si attendeva inoltre un afflusso in massa di tifoseria a prescindere è stato invece smentito dai fatti. Certo abbiamo visto come sempre qualche “portoghese”, ma la cittadinanza ha risposto ordinatamente all’invito di guardare per una volta la corsa da casa.

Anche la ormai datata sala stampa, abitualmente stipata fino all’ultimo centimetro, dava l’idea di un ambiente più a misura d’uomo, dove è stato persino possibile schiacciare un meritato riposino notturno senza essere svegliato ogni minuto da questo o quel collega.

Sono mancate inoltre ricordiamo, oltre alle verifiche pubbliche in Place de la Republique, il cosiddetto Pesage, le sessioni autografi e la parata dei piloti del venerdì, anche la classica conferenza stampa dell’ACO del venerdì, sostituita da una videoconferenza di cui vi abbiamo già narrato il succo.

image1Le misure anti-COVID messe in piedi dall’organizzazione infine sono risultate efficaci, almeno per quanto riguarda i media; meno, a quanto pare, relativamente ai team. E’ notizia di oggi infatti che tre membri del Team Manthey, incaricato della gestione in pista delle due Porsche ufficiali in GTE-Pro, siano risultati positivi al tampone effettuato dopo la gara domenica sera.

Ciò impedirà ai piloti di Stoccarda di partecipare alle gare del prossimo weekend, vale a dire la 24 Ore del Nurburgring e la gara IMSA di Mid-Ohio, da dove sono state ritirate le due 911 RSR-19 iscritte in GTLM.

Qualche appunto sicuramente va alla schedule, che avrebbe potuto essere meno densa (giovedì le attività sono iniziate alle 9.30 e sono terminate a mezzanotte, Road to Le Mans compresa), così come si fa fatica a trovare un senso alla necessità di partire a tutti i costi con la nuova Hyperpole, vale a dire il nuovo modello di qualifica, che a mio avviso poteva essere tranquillamente rimandata al prossimo anno.

Insomma, un’edizione particolare, che crediamo e speriamo non si dovrà più ripetere in questa maniera, ma che per un motivo o per l’altro è stata gestita dall’ACO in modo migliore rispetto agli altri anni.

Adesso il pensiero va verso i due prossimi appuntamenti di Monza per l’ELMS e del Bahrain per il WEC, entrambi a rischio. A Monza tutto da vedere se vi sarà o meno accesso, ancorchè limitato, al pubblico, mentre per l’ultima tappa della season 8, se è vero che le vetture verranno spedite già in settimana via mare verso lo sceiccato, si dovrà fare la conta di team e piloti. Con la maggior parte dei titoli già assegnati o in contention fra compagni di squadra (solo la GTE-Am presenta un duello aperto fra l’Aston Martin del TF Sport e la Ferrari “Bretone” di AF Corse) il rischio che la gara, ricordiamo coincidente ora con la 12 Ore di Sebring, venga cancellata è ahimè tangibile.

Piero Lonardo

Foto: Piero Lonardo

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WEC – Le Mans, Finale: Threepeat della Toyota #8!

La Toyota doveva vincere quest’ultima edizione della 24 Ore di Le Mans con la LM P1 quale classe regina, e così è successo. Non essendoci più Fernando Alonso però, a differenza degli ultimi due successi forse in parte pilotati, la vittoria poteva essere facilmente della #7 di Mike Conway, Josè Maria Lopez e del polesitter Kamui Kobayashi, invece ancora una volta la sfortuna si è accanita su questo equipaggio quel tanto che bastava per lasciare la vettura gemella al comando, con Kazuki Nakajima e Sebastien Buemi al threepeat e Brendon Hartley al secondo successo assoluto nella classica della Sarthe con due marchi diversi.

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Le Rebellion hanno fatto ciò che potevano, resistendo eroicamente praticamente senza accusare problemi fino all’ultima ora. Nel finale, forse la stanchezza ha giocato un brutto scherzo a Louis Deletraz, che prima ha mancato la propria piazzola, poi ha lasciato tutti col fiato sospeso per un lungo ad Indianapolis che ha consegnato anche il gradino basso del podio al costruttore nipponico, con Norman Nato, Gustavo Menezes e Bruno Senna ad aggiudicarsi la piazza d’onore.

La ByKolles, unica altra LM P1 al via, dopo un avvio dignitoso è poi scomparsa per un problema al cambio per poi chiudere praticamente la gara a seguito del distacco dell’ala posteriore, lasciando il deb di lusso Bruno Spengler lungo le barriere intorno a Tertre Rouge.

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Nelle altre classi è stata battaglia senza esclusione di colpi. Filipe Albuquerque alla sua ottava partecipazione riesce finalmente ad ottenere non solo il primo podio ma addirittura il primo successo con United Autosports, insieme a Paul di Resta e Phil Hanson. Il portoghese, vero assopigliatutto dell’endurance 2020, alla sesta vittoria su sei partecipazioni nell’anno tra ELMS e WEC, ha prima dominato le fasi iniziali, per poi cedere alla vettura di Jota Sport dell’amico/rivale Antonio Felix da Costa, coadiuvato come sempre da Anthony Davidson e Roberto Gonzalez.

Il duello, dopo che la seconda entry del team di Zak Brown è sparita dalle posizioni di vertice, si è protratto praticamente per tutta la gara, con l’Oreca gommata Goodyear tornata ad inseguire. Il colpo di scena del doppio splash per entrami i contender nei minuti finali ha regalato ancora un po’ di suspence a questa combattutissima categoria. Sempre nelle fasi finali, la rottura di una sospensione ed il conseguente dritto ad Indianapolis di Jean-Eric Vergne hanno regalato il terzo posto al debutto al Panis Racing e a Nico Jamin, Julien Canal e Mathieu Vaxivière.

Fuori dai giochi nell’ultima ora anche l’Oreca del SO24-Has by Graff di James Allen, out alle curve Porsche, che ha richiamato in pista per la terza ed ultima volta le vetture di servizio.

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Ottima prestazione per la Dallara del Cetilar Racing dei nostri portacolori Giorgio Sernagiotto, Andrea Belicchi e Roberto Lacorte, quattordicesimi assoluti e decimi di categoria, nonché – va sottolineato – primi delle non-Oreca al termine di una gara praticamente senza sbavature. Menzione speciale infine, in negativo, per il Jackie Chan DC Racing, squalificato a gara aperta per aver “commissionato” ad un membro del team un utensile per risolvere una situazione di stallo in pista.

La safety car chiamata in causa dal Graff ha congelato invece il risultato del podio delle GTE-Pro, con Alex Lynn e l’Aston Martin #97 ad effettuare l’ultimo pitstop in regime di neutralizzazione, al contrario di James Calado e della Ferrari AF Corse #51 condivisa con Daniel Serra ed Alessandro Pier Guidi, che gli terminerà a 1’33”, mancando il clamoroso bis del 2019. A podio termina anche l’altra Aston dei capoclassifica Nicki Thiim e Marco Sorensen, qui coadiuvati da Richard Westbrook. P4 per Risi Competizione e l’equipaggio tricoleur formato da Sebastien Bourdais, Olivier Pla e Jules Gounon. Indecifrabile invece la gara delle Porsche ufficiali, penalizzate oltremodo da presunti problemi all’idroguida che però non avevano impedito a Gianmaria Bruni di conquistare la prima Hyperpole di categoria il venerdì.

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Sfortuna ancora per Davide Rigon e l’altra 488, fermatasi lungo il percorso a pochi minuti dalla bandiera a scacchi e pertanto non classificata, come altre 15 vetture sui 59 iscritti totali. Curiosamente l’unica bandiera italiana che avrebbe potuto sventolare è stata sostituita sul podio da una terza Union Jack.

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TF Sport dal canto suo al quarto tentativo si appropria del successo tra le GTE-Am grazie a Charlie Eastwood, Salih Yoluc e Johnny Adam davanti alla Porsche di Riccardo Pera, Christian Ried e Matt Campbell.

L’equipaggio del Demspey-Proton ha contenuto nel finale il ritorno della Ferrari #83 di AF Corse, che ha disposto a sua volta della Porsche #56 del Project 1 affidata nelle fasi finali al neocampione della Porsche SuperCup, Larry Ten Voorde.

Nella classifica generale del World Endurance Championship, l’equipaggio della Toyota #8 passa al comando con sette punti di vantaggio sui compagni di squadra, mentre Albuquerque e Hanson si aggiudicano con una gara di anticipo il trofeo delle LM P2. Anche in GTE-Pro, trofeo piloti nelle mani di uno dei due equipaggi Aston Martin, col “Dane Train” che prima del season finale in Bahrain, in programma il 14 novembre prossimo, vanta 157 punti contro i 142 dei vincitori odierni. La graduatoria più serrata rimane sempre quella della GTE-Am, con TF Sport che scalza di 8 punti AF Corse (148 contro 140).

Piero Lonardo

L’ordine di arrivo della 88ma edizione della 24 Ore di Le Mans

Foto: Piero Lonardo

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WEC – Le Mans, 21ma Ora: Giochi ancora aperti?

Le ultime tre ore di questa 24 Ore di Le Mans rischiano di diventare un caleidoscopio di emozioni, perché, se in teoria tutti e quattro i battistrada di classe presentano un vantaggio consistente sulla concorrenza, potrebbe bastare veramente poco per sovvertire questi risultati.

A partire dalle LM P1, dove la Toyota #8 conduce sì con 6 giri di vantaggio sulle due Rebellion, che peraltro hanno nuovamente invertito l’ordine con la #1 di Senna, Menezes e Nato a precedere l’altra R13 di Dumas, Deletraz e Berthon, ma il potenziale velocistico (di Senna il miglior giro in gara di 3.19.264) e l’affidabilità dimostrata fin qui in gara dai due prototipi del team svizzero non lasciano sonni tranquilli allo squadrone nipponico. Si è appreso infatti che oltre alla defaillance, apparentemente risolta, al turbocompressore, la TS050-Hybrid #7 al momento quarta a 6 giri sta correndo con il fondopiatto non in ordine.

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Forse solo in LM P2, dove pure United Autosports ha perso uno dei propri pezzi, il distacco dell’Oreca #22, di 1’39” dalla vettura di Jota Sport può permettere ad Albuquerque e c. di gestire le ultime ore di gara in maniera più serena. La lotta per il terzo posto d’altro canto, ha visto definitivamente emergere, alla fine del duello fra Mikkel Jensen e Julien Canal, il G-Drive sul Panis Racing. SO24 by Graff ed Alpine Signatech, protagoniste in negativo delle primissime fasi di gara, grazie anche alla valanga di ritiri al momento completano la top five.

In GTE-Pro invece, continua il duello a distanza fra la Aston #97 e la Ferrari #51. Da verificare sicuramente l’aspetto dei consumi, apparentemente a vantaggio di quest’ultima, che sta effettuando le proprie soste con regolarità, mentre la Vantage allo stato attuale potrebbe avere bisogno di uno splash aggiuntivo. Ovviamente una safety car rimetterebbe in discussione questo status quo, anche in ottica campionato, dove la Aston  capoclassifica del “Dane Train”, terza, limiterebbe i danni mantenendo la testa della graduatoria mondiale.

Infine in GTE-Am, dietro l’Aston Martin di TF Sport si é sviluppata la battaglia per il podio con protagonisti la Porsche del Dempsey-Proton #77 e la #56 del Project 1 con la Ferrari AF Corse #83. Riccardo Pera all’inizio della 21ma ora di gara aveva la meglio su Francois Perrodo, così come Larry Ten Voorde, che a tre ore dal termine vantano un vantaggio di 3” e 16” sulla 488 coi colori della Bretagna.

P.S.: La tanto temuta pioggia fin qui non ha praticamente mai fatto capolino salvo quattro gocce a Mulsanne nel pomeriggio di ieri, rendendo questa edizione della 24 Ore ancora più insolita.

Piero Lonardo

La classifica dopo la ventunesima ora di gara

Foto: Piero Lonardo

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WEC – Le Mans, 18ma Ora: L’Aston torna al top in GTE

E’ passata la lunga notte di Le Mans, quest’anno ancora più lunga a causa della variazione di calendario dovuta al COVID. Normalmente durante la notte i team privilegiano perlopiù consolidare le proprie posizioni in classifica, ma in questa occasione atipica si è assistito anche ad un paio di battaglie per altrettante leadership di categoria.

In primi in GTE-Pro, dove la battaglia infinita tra Aston Martin e Ferrari sta ora vedendo prevalere la GT britannica di Maxime Martin, Alex Lynn e Harry Tincknell nei confronti della 488 GTE Evo #51 dei vincitori 2019, Alessandro Pier Guidi, James Calado e Daniel Serra. In un paio di occasioni la Rossa ha dovuto cedere in pista all’apparente maggiore velocità di punta della Vantage, salvo poi recuperare nel finale di stint, grazie ad una più equilibrata gestione delle gomme.

La seconda Aston è sempre distanziata di un giro dai battistrada così come l’altra 488 di quattro tornate. Stabile in P5 la Ferrari del Risi Competizione dell’equipaggio tricoleur Bourdais, Pla e Gounon. La categoria ha perso definitivamente l’esemplare del WeatherTech Racing, vittima di un contatto brutale con l’Oreca di Nicky de Vries a Tertre Rouge nel corso della 13ma ora (anche se la direzione gara ha ritenuto incredibilmente di assegnare la responsabilità dell’incidente a Toni Vilander), mentre le due Porsche continuano a soffrire di problemi alla guida assistita, e anche la #91 partita dalla pole di Bruni, Lietz e Makowiecki ora è nettamente separata dai battistrada con 9 tornate di gap.

L’Aston Martin ha però perso un pezzo importante nella #98, a lungo capolista in GTE-Am, principalmente a causa di una lunga sosta per risolvere problemi alle sospensioni e ai freni, oltra ad un paio di penalizzazioni (10” + un minuto di Stop&Go), sempre per velocità eccessiva in regime di slow zone.

_PL57122Largo quindi all’altra Vantage del TF Sport, che a tre quarti di gara vanta un giro pieno di vantaggio sulla Porsche #77 del Dempsey-Proton e sulla Ferrari AF Corse #83.

Allo stato attuale il podio di categoria sarebbe occupato dalle prime tre vetture in campionato, mentre tra le Pro i due main contender potrebbero ridurre sensibilmente il distacco dal “Dane Train”, ma sappiamo che ancora tanto può accadere nel periodo di tempo che abitualmente copre una gara standard del WEC.

Davanti la Toyota #8 continua indisturbata con 3 e 4 giri di vantaggio rispettivamente sulle due Rebellion, anche se la meglio piazzata #1 di Senna, Nato e Menezes ha approfittato poco dopo lo scadere dei tre quarti di gara per effettuare in intervento che la porta a ridosso della #3 di Berthon, Dumas e Deletraz. La sfortunata #7, ricordiamo penalizzata da una sosta per risolvere problemi di motore, prosegue a 6 giri dai battistrada, al momento destinati ad un clamoroso threepeat.

Per ultima la battaglia fra le LM P2. Anche la nutritissima categoria ha visto perdere uno dei protagonisti principali di queste prime 18 ore, nella figura dell’Oreca #32 di United Autosports, a lungo ferma ai box per riparare una conduttura dell’olio. La gemella #22 di Filipe Albuquerque, Phil Hanson e Paul di Resta può ora condurre con relativa sicurezza, grazie al vantaggio acquisito sulla vettura di Jota di Anthony Davidson, Roberto Gonzalez ed Antonio Felix da Costa. Quest’ultimo è stato costretto ad una sosta extra per aggiustare le cinture e ora il ruolo di terza forza è conteso fra le vetture del Panis Racing e del G-Drive

Una lunga sosta per risolvere problemi ad alternatore ed alimentazione del carburante ha inoltre buttato ancora più indietro la Ligier dell’Inter-Europol. La palma dei migliori “non-Oreca” continua infine ad essere appannaggio della Dallara del Cetilar Racing, 15ma assoluta.

Le ultime vittime di gara comprendono ora anche la Ferrari dell’MR Racing, ritiratasi per problemi alla sospensione anteriore, e la seconda entry del DragonSpeed di Juan Pablo Montoya.

Piero Lonardo

La classifica dopo la diciottesima ora di gara

Foto: Piero Lonardo